martedì 11 febbraio 2014

RISORSE TRE: LA SCUOLA


"I giovani sono attivi quando con la speranza
vanno verso il tempo e non quando con l'attesa
aspettano che il tempo venga verso di loro".
5U. Galimberti: L'ospite inquietante - Ed. Feltrinelli
La SCUOLA come luogo privilegiato in cui si dispiega l’humanitas: la voglia di conoscenza che distingue l’uomo da tutti gli altri esseri animati.
La scuola, come luogo privilegiato di formazione, deve puntare al conseguimento di un sapere “vivo”, condiviso ma al tempo stesso “personale”, capace di arricchire di significati la nostra esperienza di vita nonché di espandere ed approfondire la consapevolezza sul senso della nostra esistenza individuale. 
Leonardo Bruni (filosofo, scrittore e umanista italiano della prima metà del quattrocento) in una sua celebre lettera scrive: "Duplice sia il tuo studio: vòlto, in primo luogo, a conseguire nelle lettere non codesta conoscenza comune e volgare, ma un sapere diligente e intimo, nel quale voglio che tu eccella; in secondo luogo, ad ottenere la scienza di quelle cose che riguardano la vita e i costumi; studi, questi, che si chiamano di umanità, perché perfezionano ed adornano l'uomo. In essi il tuo sapere sia vario e molteplice e tratto da ogni parte sì che nulla tu tralasci che sembri contribuire alla formazione, alla dignità, alla lode della vita… Vorrei infatti che un uomo egregio avesse ricca la conoscenza e sapesse anche illustrare ed abbellire nel discorso le cose che sa. Ma questo non sarà capace di fare chi non abbia letto molto, molto imparato, molto tratto da ogni parte. [...]". 
La SCUOLA come luogo di disagio.
La scuola può essere luogo di disagio. Spesso dimentica di avere a che fare con adolescenti la cui identità si gioca tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire ad essere ciò che si sogna. E la costruzione di una propria identità è un bisogno assoluto. A volte gli insegnanti non rinforzano la costruzione di un adeguato concetto di sé, attraverso la promozione di autostima ed autoaccettazione, anzi possono irrobustire chi è già solido e distruggere chi è incerto e mal sicuro:

“Il cervello adolescente è più sensibile ai premi che ai rischi. Negli adolescenti le aree cerebrali della ricompensa sono più attive rispetto agli adulti, una peculiarità che si può attribuire ai circuiti cerebrali più flessibili del cervello adolescenziale in via di maturazione. Questa flessibilità, che porta ad accettare anche sfide pericolose, avrebbe la funzione di sintonizzare il cervello sulle possibilità offerte dall'ambiente con l'obiettivo di raggiungere un'indipendenza e quindi entrare nel mondo degli adulti (da Le Scienze, 17/01/2014)”.
Valutando il profitto (termine mutuato dal mondo economico) gli insegnanti possono finire con l'escludere creatività, emozioni, identificazioni, proiezioni, desideri, non misurabili con semplici calcoli ... ignorando che l'istruzione può essere un evento possibile solo ad educazione avvenuta.
La scuola deve sentirsi comunità (Link)soddisfare il bisogno di socializzazione (link), prendersi cura della soggettività dei suoi allievi, porsi al servizio della forza e dell'ardore giovanili, non comprimerli, per consentire a questo vigore di dispiegarsi ed esprimersi in una molteplicità di scenari, progetti, interessi. Il disagio a scuola può manifestarsi anche nelle forme del bullismo (intenzionalità  dell’azione, sistematicità e asimmetria relazionale) link.

La SCUOLA in crisi: dalla trasmissione verticistica del sapere alla conoscenza disseminata e reticolare.


 “Nella crisi della scuola contemporanea c’è in ballo qualcosa in più, che gli insegnanti passatisti e presentisti non comprendono. Ed è qualcosa di profondo, legato anche alle trasformazioni mediali, ma in modo da portare conseguenze dirompenti in ogni settore: è il cambio di paradigma epocale che segna la transizione dal sapere autoritario, trasmesso a senso unico, imposto, verticistico, al sapere reticolare, costruito collettivamente, condiviso. Questa trasformazione paradigmatica, indotta indubbiamente anche da innovazioni mediali, non è stata per nulla compresa nelle sue potenzialità da chi ricopre posti di comando. Per questo motivo si è creata una scollatura, una frattura mai vista prima d’oggi tra due sole generazioni successive. Ci vorrebbero insegnanti così preparati da aver compreso la natura della rivoluzione del sapere che è in corso per potersi porre in modo adeguato a contatto con le nuove generazioni. E invece molto spesso l’insegnante è lontano dal mondo, ha studiato e continua a studiare sui libri e non per le strade. Il mondo gli sfugge e i giovani fuggiranno sempre da loro. Le scuole e le università diventano così un luogo di tortura, prigioni per giovani innocenti, in cui abbrutirsi annoiandosi e bruciando l’intera giovinezza.

Occorre quindi tornare a ripensare, a distanza di un secolo, al “Chiudiamo le scuole” di Giovanni Papini? Non esattamente. Occorre semplicemente iniziare a pensare ad una società in cui l’istituzione scolastica non abbia più il peso opprimente che è arrivata ad avere oggi su miliardi di individui. Il futuro ci sta preparando un mondo in cui le scuole non saranno più centrali nelle nostre vite, perché nulla sarà più così centralizzato come lo è stato negli ultimi due secoli. E ancora: tra qualche decennio non ci saranno più luoghi di pianificazione generale come i ministeri per l’istruzione, la conoscenza e il sapere non saranno più autoritariamente imposti, ma saranno disseminati ovunque in reti d’apprendimento più o meno formale. E sarà, per tanti (per tutti?) una vera liberazione”.
Antonio Saccoccio  da: http://www.riflessioni.it/netfuturismo/crisi-scuola.htm


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  • Approfondimento su: la scuola di oggi - gli scenari futuri dell'apprendimento- parole chiave: autoefficacia, bullismo, cyberbullismo, flipped classroom, future of learning.
SCADENZA: mi aspetto un contributo di ciascuno entro QUESTO FINE SETTIMANA, al fine di discuterne insieme al nostro incontro di lunedì.

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