venerdì 28 febbraio 2014

La pubblicizzazione dell'intimo nell'adolescente

L’essenziale è invisibile agli occhi. Non si vede bene che col cuore.
A.De Saint – Exupéry, Il piccolo principe (1941)
Comportamenti privati che vengono esteriorizzati e acclamati come espressioni di sincerità, perché: “Non c’è nulla da nascondere, nulla di cui vergognarsi”; trasformano un gesto intimo, privato e unico in qualcosa di spudorato, artificioso e conforme ad un sentire omologato, togliendo quella discrezione e singolarità di un gesto condiviso all’interno di relazioni.
Gli adolescenti di oggi, sempre più, si comportano pubblicizzando le la propria intimità, seguendo le forme di omologazione di sé proposte dalla società. L’intimo diventa condiviso attraverso gli strumenti massmediatici più nuovi e il confronto continuo con l’altro diventa necessariamente inevitabile.
Allora c’è chi è sempre pronto  a confessioni pubbliche e rivelare l’ultima emozione a tutti sullo status di facebook,  chi necessita di pubblicare subito le ultime immagini della serata. Questo invito a condividere sulla piazza pubblica arriva in primis dalle trasmissioni televisive che sollecitano alla de-privatizzazione e all’ostensione della spudoratezza di sé. Il pudore acquista un significato diverso da quello originario, diventa sinonimo di introversione, timidezza, inibizione e poca apertura all’altro. Chi ha pudore nel mostrarsi non viene compreso, viene tacciato di inaffidabilità, diventa qualcuno di cui è difficile avere fiducia perché non mostra chi è.
Attraverso un processo, che Galimberti (2007) definisce omologazione dell’intimo, il gruppo sostituisce alla massima “a ognuno il suo”, la massima “a ognuno il mio”, per cui ciascuno finisce con il sentirsi “proprietà comune” e si comporta come se appartenesse a tutti.
Anche il sesso ha ormai perso il suo significato più intimo, diventando proprietà comune, della stampa e della televisione. Ecco allora come sempre di più le istanze del conformismo e dell’omologazione lavorano per farci vivere la riservatezza come tradimento, per apprezzare ogni volontaria esibizione di sé come gesto di lealtà e salute psichica.
Tratto da: http://www.davidealgeri.com/pubblicizzazione-intimita-adolescente.html

La scuola facile un modello che non va





Come afferma M. Lodoli <<La Facilità è la dea che divora i nostri pensieri, […] una truffa che rischia di impoverire tragicamente i nostri giorni>> . Credo che lo sviluppo degli adolescenti, come me, risenta della facilità con cui i ragazzi ottengono le cose o pensano che possono ottenerle. Non ci rendiamo conto che quando cresceremo ci troveremo davanti un mondo così ricco di difficoltà che rimpiangeremo i nostri giorni di infanzia dove potevamo chiedere per avere.

Tutti i problemi che incontriamo strada facendo ci devono servire per maturare, perché arriverà il giorno in cui capiremo che questo periodo l’abbiamo vissuto male o non al meglio delle nostre possibilità.

Gli adulti, la società, la politica parlano di “facilità”, facilità nell’agire, facilità di pensare, facilità di comunicare, ma ciò che non capiscono è che non migliorano la qualità della nostra vita, anzi la rendono meno “viva”. Io sostengo che la vita sia una continua avventura e scoperta di nuove emozioni e nuovi aspetti, che se semplifichiamo troppo varrebbe a dire trascorrere in modo monotono tutti i giorni.

http://valeriamilan96.wordpress.com/2012/10/21/facilita-la-dea-che-divora-i-nostri-pensieri/

giovedì 27 febbraio 2014

Che cos'è il divertimento?

Il divertimento? Certo che esiste!”, direte tutti. Ma la mia domanda è “Cosa intendete voi per divertimento?”. Sono sicura che molti risponderanno “I social networks, internet, messaggiare, chattare, navigare, scaricare film e canzoni…” . Allora a questo punto io mi chiedo “È questo il vero divertimento?”. Penso proprio che genitori e nonni rispondano di no, perché la tecnologia non esisteva ancora o era poco sviluppata e diffusa o soprattutto utilizzata solo per scopi lavorativi. Giungiamo quindi ai giorni nostri, chiedendoci come abbiamo fatto ad arrivare a questa situazione in cui la vita virtuale prende il sopravvento. Ovviamente, secondo me, internet è stata una delle più grandi invenzioni, non solo perché i giovani possono fare delle ricerche più velocemente e comodamente, ma anche perché i social networks, se usati con moderazione, sono positivi e utili perché permettono il contatto tra persone distanti fisicamente, ma vicine con il cuore. Il divertimento vero e proprio è invece stare con gli amici o i parenti, quando è possibile, uscire all’aria aperta, farsi nuovi amici reali; poi a seconda delle età: pizzerie, ristoranti, pub, discoteche… Infatti, a mio parere, è meglio conoscere una persona realmente, perché è più sicuro e rende entrambi più felici. Connettersi, parlare, scriversi virtualmente è solo un’occasione o un’eventuale sostituzione dell’incontro fisico quando quest’ultimo fosse impossibile. Non voglio cambiare il mondo, perché il mondo è quello che è e va avanti indipendentemente dalle mie idee, per fortuna, però mi piacerebbe che molti adolescenti mi dicessero “È vero ciò che dicono i giornali: oggi gli adolescenti non si sanno più divertire”. Perché il governo ascolti i nostri capricci e i nostri desideri, dobbiamo dimostrare di essere una generazione con dei solidi principi e una morale migliore rispetto ad alcune persone della scorsa generazione. Una volta ho addirittura sentito mia nonna dire “Nella mia generazione si stava meglio! Certo, eravamo più poveri, ma ci si divertiva e si imparava di più non dai libri, ma era la vita a farci una cultura e a insegnarci a vivere nel rispetto degli altri e quindi a vivere bene con gli altri”. In un primo momento ho pensato “Ma come fa a dire che si stava meglio di adesso, se venivano mandati a lavorare fin da piccoli e poi dopo la seconda guerra mondiale erano molto poveri, non avevano neanche il proprio bagno, ma nelle cascine c’era un unico bagno pubblico!” ci si accontentava pur non avendo niente e oggi che si ha tutto non ci si accontenta mai. Poi ho pensato che spesso ci si ferma all’apparenza delle cose, al loro aspetto esteriore, e non si colgono gli insegnamenti che ogni avvenimento, bello o brutto che sia, può dare. In effetti è vero, il concetto di divertimento è cambiato nel tempo, come molte altre parole, però questa volta credo che siamo cambiati anche noi, o almeno una buona parte di noi. Spero che le mie parole rimangano nella mente e nel cuore di qualcuno come spinta per andare avanti in un modo migliore e non siano buttate al vento come sabbia fra le dita che con un soffio vola via. Esistono svariati modi per divertirsi. L’unica cosa che manca o che sta, pian piano svanendo, è l’abilità di trovare un modo per farlo. Un’unica regola: ESSERE ORIGINALI; senza pretendere atti estremi, fuori dal razionale, cose extra-terrestri o avventure alla Jurassic Park. Insomma, nulla che sia all’insegna del rischio e dell’irraggiungibile. Come del resto, non bisognerebbe collegare necessariamente, come se fosse un dogma religioso, il divertimento all’alcool.. NO! Molti ragazzi trovano nell’alcool, la loro valvola di sfogo, il loro modo di raggiungere il divertimento in maniera colossale, il loro “non capire più nulla”: assentarsi completamente da tutto ciò che è ragione e iniziare a comportarsi come un Teletubbies che spara frasi insensate e ha sempre un buon motivo per parlare con oggetti inanimati, ridere, cantare, ballare o fare qualunque altra cosa inopportuna. Per non parlare della fase successiva dove ci si trova molto probabilmente, stesi sul pavimento pallidi come un cencio o avvinghiati al water come se fosse il nostro amante ritrovato! Il divertimento sta anche nel trascorrere una semplice serata con le persone con le quali si sta bene. Una spaghettata, una birretta al localino in centro (UNA e non OTTO), una passeggiata al parco.. Insomma, sapersi divertire anche facendo semplici cose in semplici posti e senza ridursi come un straccio. Ah già, perché stavo dimenticando di parlarvi del fatidico “giorno-dopo”. È atroce: non si ricorda neanche il proprio nome o quello della persona con la quale si è trascorsa l'intera serata e ci si inizia a porre mille domande su tutto ciò che possa mai essere capitato; ed ecco che partono le mille telefonate di conferma all’amica che probabilmente era in condizioni anche peggiori, al vicino di casa, o al maggiore esponente responsabile della CIA e le mille domande sul tentare vagamente di capire se il ragazzo misterioso della sera precedente è un mix tra Johnny Depp e Ben Affleck o Gollum, personaggio del Signore degli anelli dalla bruttezza abominevole. Ragazzi, quindi, divertitevi e siate capaci di farlo nel modo più equilibrato possibile, non rinchiudendovi nelle vostre camere guardando patetici reality show o dissolvendovi davanti al PC con una vaschetta di gelato ipercalorica, ma uscendo e apprezzando il gusto banale, semplice e autentico del divertimento!

Da: http://positanomylife.blogspot.it/2012/09/ma-cose-il-divertimento.html 

Come ci si divertiva cinquant'anni fa in Sicilia?


E’ bello parlare di giochi e di divertimenti,soprattutto di quelli ormai passati alla storia e dei quali probabilmente c’e’ da rimpiangere qualcosa di perduto. Ogni stagione aveva i relativi giochi.  Molti erano i giochi e i passatempi ignorati dai ragazzi di oggi; un gioco scomparso e’ la trottola un divertimento individuale anche se effettuato contemporaneamente da piu’ ragazzi. Il giocattolo era un piccolo cono di legno con una punta metallica che veniva fatto girare vorticosamente. Un altro gioco collettivo semplice e insieme entusiasmante, completamente dimenticato, consisteva in un pezzo di legno cilindrico affusolato che veniva deposto in un cerchio tracciato per terra. Con un robusto manico bisognava farlo saltare per aria, colpirlo al volo e scagliarlo il piu’ lontano possibile. 

La cavallina, veniva giocato di preferenza  nei piazzali; la bandiera: una specie di corsa a staffetta riservata ai piu’ veloci; il rimpiattino (mucciare’) aveva nei cortili impensabili posti per nascondersi; i quattro cantoni: era lo spasso sotto il portico nei giorni di pioggia; l’aquilone: si gareggiava in primavera a chi lo mandava più in alto; il campanaro ecc.. 

Uno svago dei ragazzi  piu’ monelli, deplorevole, era la caccia ad animaletti, l’ecologia non era stata ancora inventata. Le ricorrenze piu’ importanti: per i morti ricevevamo i famosi pupi di zucchero che dovevamo solo guardare o al limite spizzicarli dalla parte posteriore, quando non stavano più in piedi si potevano mangiare. Mi ricordo che prima di Natale era d’obbligo procurarsi il muschio per allestire il presepio, l’albero era sconosciuto. Per i regali dovevamo aspettare i Re Magi perche’ erano loro a farci felici il giorno dell’Epifania. 
La notte si sognava e l’indomani al risveglio, per tutti i bambini, anche nelle famiglie più povere, c’era qualcosa: un cavalluccio di legno, la bambola per le femmine e poi ghiottonerie: biscotti, caramelle, frutta secca e torrone. 

mercoledì 26 febbraio 2014

Da: Lo sballo come divertimento - di Don Chino Pezzoli



Educhiamo i nostri giovani e giovanissimi a dire di no allo sballo, alla perdita di controllo che risulta la causa di disturbi mentali, di tante disgrazie e violenze. In occasione del fine settimana o delle feste infrasettimanali, aumentano le aggressioni, le violenze, gli incidenti stradali, i feriti, i morti. Occorre maggiore informazione da parte dei media e più controllo nei luoghi pubblici, se vogliamo fermare questa strage assurda che sgomenta e tiene in ansia molte famiglie. Ma soprattutto i giovani vanno educati a vivere i momenti di divertimento senza la smania di alterare la loro mente con l’uso di droghe o di alcol. La salute fisica e psichica è un valore grande per tutti. Non si capisce come tanti giovani e giovanissimi la debbano danneggiare con una vita disordinata e in nome di un divertimento che si riduce a stati euforici incontrollati. Vogliamo, per favore, insistere maggiormente sui danni mentali e sociali che procura un divertimento orgiastico e disordinato? Lo sballo può dare luogo a gravi scompensi psichici, determinare alterazioni cerebrali irreversibili e danni sociali gravi. Una mente turbata dall’alcol, dalla droga, dai rumori, dall’insonnia, può perdere l’autocontrollo, accusare in sé scompensi psichici permanenti e causare incidenti stradali mortali. Ogni anno risalgono a circa settemila i morti sulla strada e, metà di questi, sono causati in stato di sballo. L’educazione a conservare e avere cura dell’equilibrio psichico, non va disattesa per il bene di tutti. Non si insisterà mai abbastanza perché i giovani e i giovanissimi vengano abituati a riflettere sul valore dell’autocontrollo e dell’equilibrio per la vita, la qualità e la durata della stessa. Sembra di trovarci spesso di fronte a giovani che apprezzano tutto, meno che la salute mentale e l’equilibrio che ne deriva nei comportamenti e nelle azioni. Nessuno possiede la ricetta giusta per curare lo sballo giovanile che determina violenze, aggressioni, maleducazione ed altro. Noi adulti dobbiamo impegnarci di più nel proporre ai giovani divertimenti intelligenti in cui imparano a stare insieme, a dialogare, ad essere contenti. Dobbiamo inoltre bandire dall’educazione quel permissivismo dilagante che pubblicizza l’eccessivo consumo di emozioni attraverso discoteche, stadi, musica, droghe, alcol e censurare quei disonesti informatori che presentano la perdita dell’autocontrollo come supporto al divertimento, alla comunicazione, alla fusione nel gruppo. Basta con le bugie che vogliono far credere che, tutto sommato, le droghe non sono tutte uguali e che gli adolescenti e giovani devono imparare a sceglierle e usarle bene attraverso il controllo dell’abuso per non farsi eccessivamente male. Tali affermazioni sono demenziali e vanno censurate, confutate con i fatti. Nessuno è in grado di controllare l’abuso delle droghe quando ne fa uso. Dire a un giovane di usare pure le droghe con parsimonia e l’alcol a volontà per divertirsi, significa autorizzarlo a sballare, a perdere il controllo, a danneggiare sé e gli altri. Cristo consiglia i “commercianti” del tutto lecito di mettersi una macina da molino al collo e sprofondare in mare…Purtroppo questi vigliacchi la macina da molino l’attaccano al collo di tanti giovani e giovanissimi. 

IL DIVERTIMENTO AI GIORNI NOSTRI!!

 


Oramai è diventato uno stile di vita, quello dello “sballo”, inteso come un qualcosa da fare per poter essere “apprezzati”. E le conseguenze, sono sempre le stesse: incidenti, violenze e morte. Niente di più devastante: in un istante sogni e speranze vengono bruciate.
È questa la quotidianità al giorno d’oggi! Nessuna regola, nessun freno che possa mettere fine al pericolo! Nemmeno la paura stessa riuscirebbe a porre ostacoli davanti ai rischi! I giovani amano l’ebbrezza della distruzione e l’adrenalina, in questi casi, è alle stelle!
Sballo è sinonimo di fumo, alcol, droga e sesso. E l’età non conta. Non importa se già da i 13 anni si comincia a provare il fumo così, per gioco, per poter entrare a far parte del “mondo dei grandi”. E non interessante sapere che anche a 15 anni non si parla più di fumo di sigaretta ma si passa alle canne o ad un fumo “speciale”.
Un nostro lettore ci ha riferito che, un giorno, mentre era in treno ha assistito ad una conversazione tra ragazzi, in cui si scambiavano pareri riguardo al prezzo del fumo.  Pare che abbiano contattato “un pezzo grosso” della zona che ha venduto loro un fumo “diverso” per oltre 50 euro.
Gioventù in fumo. E’ proprio il caso di dirlo! Ma a quell’età non si parlava di ragazze da conquistare o di sport?
http://www.putignanoweb.it/attualita/2440-giovani-divertimento-da-sballo.html

L'UNICO DIVERTIMENTO DEI GIOVANI: LA TECNOLOGIA




Pochi giovani ormai sanno divertirsi senza utilizzare la tecnologia.
Una volta arrivato a casa, dopo la scuola, il tipico adolescente di oggi accende il computer per vedere le ultime notizie dei suoi amici pubblicate sui diversi social network, senza più comunicare e cercare di divertirsi con la sua famiglia: sono sempre più rari giochi da tavola come il Monopoli e le carte.
Anche quando si è tutti insieme, in gruppo, è praticamente impossibile trovare un ragazzo che non si isoli per almeno dieci minuti con il suo cellulare, MP3 o IPod che sia.
Con le nuove applicazioni si è diventati ancora più “dipendenti”. Ormai tutti cercano di trovare un piccolo spazio della giornata per chiudersi nel mondo digitale e giocare con le nuove applicazioni scaricabili da internet con gli smart phone.
Trovo che la tecnologia sia fondamentale al giorno d’oggi, ma trovo anche che qualche volta se ne possa fare comunque a meno. Non è necessario accendere un telefono, un computer o un game boy per trovare il divertimento a volte basterebbe solo guardarsi attorno e ricominciare a uscire con gli amici o a mettere da parte il multimediale quando si è con loro.
Probabilmente siamo diventati tecno-dipendenti proprio per non sentirci soli.
Capita molte volte di rimanere a casa da soli, o di aver studiato tutto il giorno e quindi è troppo tardi per uscire e allora l’unico modo per comunicare è quello di connettersi a Facebook o di inviare SMS e l’unico modo per divertirsi è giocare ai videogames o mettersi le cuffiette e non pensare più a niente. Quello che vorrei direi ai miei coetanei però è che questi probabilmente sono gli anni più belli della nostra vita, quindi bisogna saperli sfruttare al massimo, divertendosi con gli amici e spegnendo per un attimo tutto ciò che è digitale o elettronico.

COME CAMBIANO I MODI DI DIVERTIRSI DEI GIOVANI.


Cosa significa divertirsi oggi, è una domanda dal sapore confuso e ambiguo. L’opinione dei più, a riguardo, recita spesso che il divertimento oggi risieda nella distruzione del sé seguendo mode esasperate e il “dimenticarsi” del valore della propria vita. Irresponsabilità nel guidare, mode di violenza collettiva, per i giovani d’oggi non sono un problema, ma vita ordinaria. Il divertimento sano non esiste più, divertirsi davvero senza cadere nella facile trappola dell’omologazione imposta, quasi impossibile. Il divertimento sano esisteva ed esiste, ma oggi come allora, pochi sono gli adepti che confidano sapientemente in tale pratica. E’ la coscienza di ognuno di noi che parla. Chi è capace di ascoltarla, a tal riguardo ha sempre l’ultima parola. Senza scendere in falsi moralismi e cercando di sviscerare quanto più possibile i modi di divertirsi nell’ultimo quarantennio del secolo scorso, vediamo con molta sorpresa e una certa presa di coscienza che nel decennio del 1960 ci si divertiva davvero con poco. Saranno i postumi della fine della guerra e il timido inizio di ripresa, almeno per quanto riguarda l’Italia, che il divertimento si classifica tra quelli più tranquilli tra i periodi presi in esame. Un bar come locale aggregante, una casa più grande dello standard di quegl’anni e si fa festa!! Jukebox o i giradischi casalinghi erano i soli strumenti necessari, il resto era dato dalle sensazioni che gruppi musicali (allora denominati complessi) come I Camaleonti o i Nomadi sapevano regalare. I “mitici” anni ‘60 insomma hanno rappresentato il decennio caratterizzato dal più importante rinnovamento generazionale che l’Italia abbia mai avuto. Anni ’80 e ’90 molto simili se non fosse per gli accadimenti di un decennio, storicamente parlando. I giovani provenienti dal decennio del ’70 lasciano in eredità la voglia di sperimentare, ma la generazione ’80 ha poca voglia da imparare dagli errori delle generazioni precedenti. Si mantengono le discoteche, il rock si amplia di nuove sonorità, il grido di ribellione si fa sempre più forte. Pare che si sia giunti anche ad una maturità sessuale di tutto rispetto, ovvero senza tabù, ma è proprio qui che il tutto vacilla. L’HIV serpeggia dal 1985 in poi (anche se le coppie etero sono ancora una minoranza) causando non pochi problemi di ordine pubblico. Anche la droga non sembra dare tregua. L’eroina, droga dei dannati, è “patrimonio” della gioventù dell’ottanta generation. Il divertimento nel ventennio ‘80, ’90 precipita inesorabilmente nell’omologazione. Non c’è più fantasia di sperimentare, tutto è uguale di settimana in settimana. La “Milano da bere” poteva essere una rinascita per gli anni novanta, ma l’affermarsi della classe degli Yuppies della “Nuova Milano” rompe le uova nel paniere. Le giornate di dopo lavoro o del classico weekend sono tutte uguali, i giornali dell’epoca parlano di un’ecatombe di morti all’uscita dei locali notturni, le cosiddette stragi del sabato sera. L’ultimo quarantennio del secolo breve, dal punto di vista del divertimento non ha avuto un futuro roseo con il passare degli anni, ma ha avuto uno shock man mano che il progresso e il benessere avanzavano verso una situazione migliore. Infine per quanto riguarda gli anni del 2000, nonostante siano passati 10 anni, il tutto si risolve come un concentrato di esperienze passate che ritornano prepotentemente nelle mode dei più giovani grazie al tentativo spasmodico di riportare tempi che non ci sono più. Il Vintage, ora di moda, non è altro che un tentativo da parte dei nostalgici di sopperire alle mancanze che l’odierna società non sa colmare. Lacuna questa, che di certo avvantaggia il sapore retrò, ma rende ancora più visibile la differenza tra il modo di divertirsi dei vari decenni. Questo però se da un lato avvantaggia il mercato e la nuova moda, dall’altro mette ancora di più sotto schiaffo le potenzialità che la società moderna potrebbe far emergere grazie ad esempio alla tecnologia. Non esistono divertimenti giusti o sbagliati, dipende dal tessuto etico-morale o sociale del periodo. I buchi neri sono anche loro indicatori di quando e cosa avviene. Confidando in una ripresa dei valori tradizionali tramandati dai nostri padri, tutto cerca di essere diverso da quello che sembra, uguale da quello che è diverso. Insomma la creatività è forse l’anello mancante di questa nuova generazione e il quarantennio del novecento appena trascorso lo insegna davvero.


http://www.sanmarcoinlamis.eu/notizie/in-evidenza/1828-anni-19602010-come-cambiano-i-modi-di-divertirsi-dei-giovani

lunedì 24 febbraio 2014

RISORSE 4: IL DIVERTIMENTO


Il divertimento

L'identità si costruisce attraverso il riconoscimento di ciò che si è da parte dell'altro, che porta alla lenta acquisizione della gioia di sé. Se scuola e famiglia su questo fronte annaspano e cedono il passo, essa si costruisce altrove (spostamento: di-versione). Senza filtri "autorevoli", i modelli culturali prevalenti centrati sul denaro (link) come generatore simbolico di tutti i valori, sulla visibilità e l'esibizione dell'intimo (link) per illudersi di esistere (che realizza, al contrario, l'omologazione degli individui) e sulla facilità come sirena (link) per raggiungere il successo, sono assorbiti acriticamente.

L'industria del divertimento, abilissima nell'intercettare i bisogni insoddisfatti dei giovani, offre loro surrogati notturni di gioia a buon mercato.
Ma la danza è ebbrezza dionisiaca, pura espressione corporea di vitalità ed energia ... Sono le discoteche veri luoghi d'incontro dove si celebra autenticamente la vita, oppure falsi templi in cui, spesso, ognuno balla a ritmo parossistico la propria solitudine?

E questo sfasamento, vivere di notte e dormire di giorno (soprattutto d’estate dalle nostre parti ;-)), garantisce forse uno spazio di libertà, una zona franca senza l'ingombrante presenza degli adulti?

Riflessione su:
Come/cosa mi diverte veramente?
Discipline umanistiche ed educazione emotiva per contrastare l’egemonia del denaro come valore “unico”
Identità reale e identità digitale: esibirsi per esistere?
La banalizzazione di Facebook: tra esibizionismo e voyerismo
La difficoltà della crescita e la sirena della facilità.

COMPITORICERCA RISORSE su Web (audio, video, testi, ecc.), Riviste, Libri -DISCUSSIONE

SCADENZA: mi aspetto un contributo di ciascuno entro QUESTO FINE SETTIMANA, al fine di discuterne insieme al nostro incontro di lunedì.

MAPPA SULLA SCUOLA


Cari ragazzi,

a conclusione di questa breve esplorazione sul tema assegnato, provo a sintetizzare i punti emersi in una mappa mentale. Cliccandoci sopra si espande per una migliore leggibilità. Eccola.


Scuola e innovazioni metodologiche: la flipped classroom

Oggi, siamo di fronte al cambiamento e all'evoluzione dei processi di accesso e diffusione delle fonti di conoscenza, in particolare con l'evoluzione delle tecnologie digitali e soprattutto con l'avvento di internet, i contenuti non sono più fissi e definiti come un testo stampato ma sono fluidi e incessantemente in divenire.

L'aspetto più rivoluzionario è che i contenuti possono essere generati da tutti, infatti i new media annullano la divisione tra produttore e consumatore, tra scrittore e lettore. Ognuno di noi può produrre contenuti e pubblicarli online, senza filtri e impedimenti, questo è stato favorito dall'abbattimento dei costi di connessione e dalla nascita di strumenti di interazione collettiva. 

Di fronte a questi cambiamenti è ragionevole ritenere che anche la lezione cambi la propria natura, cambia il modo d'insegnare e conseguentemente le strategie didattiche, e anche il ruolo e le funzioni di chi insegna.
Le istituzioni scolastiche perdono il ruolo fondamentale di luoghi di produzione della conoscenza e di acquisizione dei contenuti, ma mantengono un funzione necessaria che non può essere sostituita da nessuna tecnologia, quella di facilitazione dei processi di apprendimento, di sostegno allo sviluppo delle facoltà cognitive, di guida all'acquisizione di competenze che consentono di liberare le potenzialità di ogni allievo nel divenire parte attiva nella società.


Bisogna  perciò rivedere i due momenti dell'attività educativa formale, quello della diffusione delle informazioni in classe e quello  dell'assimilazione dei contenuti a case; cambia il ruolo dell'insegnante,  da artefice della trasmissione dei contenuti diviene sostegno alla costruzione della conoscenza degli allievi e stimolo a un'elaborazione personale dei contenuti. D'altro canto il ruolo dello studente si trasforma perché deve essere più partecipe e più responsabile di fronte ai propri processi di apprendimento.
Oggi questo processo di cambiamento è sostenuto dalla nascita di canali info-comunicativi anche interni ai contesti scolastici e dai processi di libera condivisione di risorse, per l'apprendimento in quelle che si configurano come "comunità educative online". In questo contesto si sviluppa la Flipped classroom.

La Flipped classroom è una proposta pedagogica che emerge dalla comunità degli stessi docenti, in particolare da quelli che operano negli Stati Uniti, si tratta quindi di una proposta accreditata nata ad incidere  nell'istituzione scolastica e  non svanire come una bolla di sapone. Questa nuova forma educativa prevede l'inversione dell'attività didattica: la lezione frontale a scuola e lo studio individuale a casa. Risulta perciò insensato dedicare il prezioso tempo che si trascorre a scuola ad attività come la diffusione dei contenuti, mentre diviene opportuno utilizzare il tempo in classe per attività più significative e critiche per l'apprendimento, come i processi di elaborazione personale attraverso la riflessione, il confronto, la discussione e la negoziazione con gli altri, nonché la messa in pratica della conoscenza.
La prima inversione della Flipped classroom prevede, quindi, di spostare la fruizione dei contenuti prevalentemente al di fuori della scuola, sfruttando i nuovi canali di comunicazione e la libera disponibilità di risorse educative online come testi, prodotti audiovisivi, multimediali, videolezioni, ma anche strumenti interattivi che consentono simulazioni, riproduzioni virtuali, contatti con esperti.
Ogni studente può disporre delle risorse senza vincoli di spazi e tempi, può seguire il proprio ritmo visualizzando più volte una risorsa, può fruire dei contenuti anche chi non può essere presente fisicamente in aula per qualche impedimento, si possono così individualizzare percorsi e risorse in base alle esigenze di ogni allievo. Oggi, si sono sviluppate iniziative significative che forniscono accesso gratuito a risorse educative di rilievo; esempi sono il MIT OpenCourseWare, la Khan Academy, TEDEd e Edmodo.


La seconda inversione della Flipped classroom riguarda il tempo trascorso a scuola: esercitazioni, approfondimento, discussione, interiorizzazione dei contenuti, in un contesto collaborativo guidato dal docente, attraverso tecniche di apprendimento attivo (problem solving, inquiry learning, cooperative learning, peer tutoring).

Tratto da: http://ospitiweb.indire.it/adi/Conv2012Lecce_atti/Cecchinato/c2LCg_frame_dir.htm 

giovedì 20 febbraio 2014

La scuola e le intelligenze multiple


"Howard Gardner, psicologo e docente statunitense presso l'università di Harvard, ha identificato (1983) almeno sette tipologie diverse di "intelligenza", ognuna deputata a differenti settori dell'attività umana:
  1. Intelligenza logico-matematica
  2. Intelligenza linguistica
  3. Intelligenza spaziale
  4. Intelligenza musicale
  5. Intelligenza cinestetica o procedurale
  6. Intelligenza interpersonale
  7. Intelligenza intrapersonale
In seguito, nel corso degli anni '90, ha proposto l'aggiunta di altri due tipi di intelligenza: quella naturalistica, relativa al riconoscimento e la classificazione di oggetti naturali e quella esistenziale, che riguarderebbe la capacità di riflettere sulle questioni fondamentali concernenti l'esistenza e più in generale l'attitudine al ragionamento astratto per categorie concettuali universali". Fonte wikipedia.
Queste diverse forme di intelligenza sono più o meno sviluppate in ciascuno di noi. La scuola si è limitata finora a "valorizzare" e di conseguenza a "valutare", soprattutto le abilità linguistico-espressive e logico-matematiche. In relazione allo sviluppo personale di queste forme d'intelligenza, ognuno di noi apprende prevalentemente con "stili" diversi.


Nel 2007 Gardner ha pubblicato un nuovo lavoro: "Five minds for the future", in cui illustra quelli che sono, a suo avviso, cinque approcci mentali vincenti per affrontare il futuro:
  1. disciplina
  2. sintesi
  3. creatività
  4. rispetto
  5. etica.
A questo link si trova un approfondimento.

mercoledì 19 febbraio 2014

Prese in giro e bullismo



"Le prese in giro e il bullismo assumono tante forme diverse, sia nel mondo reale che su Internet. Il confine tra lo “scherzare” e il “divertirsi un po'” da un lato e il bullismo dall'altro può essere sottile, specialmente nell'adolescenza, quando le ragazze tendono a essere più sensibili. Certe prese in giro potrebbero non apparire tanto serie ed esplicite quanto il bullismo, ma possono comunque ferire una persona e avere effetti negativi nel lungo termine. Se una persona si sente infelice perché viene presa in giro a causa del suo aspetto, di come si veste o di come si esprime, devi cercare di capire come affrontare la situazione e fornirle tutto il tuo sostegno.
Più si è in contatto con i sentimenti che queste prese in giro possono suscitare, meglio si capirà il disagio che una persona sta vivendo a scuola, su Internet o perfino in famiglia. Gli episodi di bullismo più seri devono essere affrontati su base individuale e con l'intervento di un professionista".

http://selfesteem.it.dove.com/Articles/Written/Teasing_and_bullying.aspx

martedì 18 febbraio 2014

Il disagio scolastico e come si manifesta

Ma cos’è il disagio scolastico?
"Per comprendere a pieno il disagio scolastico risulta necessario comprendere le dinamiche presenti all’interno del contesto scolastico.
La scuola, congiuntamente alla famiglia, è la principale agenzia di formazione e di socializzazione dell’individuo, uno dei perni su cui far leva per promuovere il benessere fisico, psicologico e relazionale dei ragazzi.
Essa, infatti, oltre ad essere il luogo in cui si realizza la trasmissione delle nozioni, è luogo di vita, dove si sperimentano molteplici incontri con i coetanei, dove si impara la convivenza civile e a relazionarsi con gli adulti.
Ogni individuo entra nella scuola con il proprio patrimonio di esperienze e ciascuna storia personale si incontra e scontra con quella degli altri, pari e adulti, e con l’istituzione (le sue regole, le sue richieste, il suo funzionamento).
Il disagio scolastico è allora l’espressione dinamica di questo intreccio complesso di fattori individuali, dinamico-evolutivi e istituzionali che coinvolge a più livelli l’intero sistema-scuola, i suoi attori e il contesto tutto.
L’espressione “disagio scolastico” indica una condizione di disagio che si manifesta appunto soprattutto all’interno della vita scolastica sul piano relazionale, comportamentale, degli apprendimenti ma non necessariamente riconducibile a specifiche cause di tipo psicopatologico.
Seppure il fenomeno del disagio scolastico racchiuda in sé diverse variabili, volendone dare una definizione, Mancini e Gabrielli (1998) lo descrivono come : “uno stato principalmente emotivo, non correlato significativamente a disturbi di tipo psicopatologico, linguistici o di ritardo cognitivo, che si manifesta in tutta in una serie di comportamenti e atteggiamenti mentali disfunzionali che impediscono al soggetto di vivere adeguatamente l’esperienza e le attività scolastiche e di impiegare al massimo le proprie risorse cognitive, affettive e relazionali“.
Il disagio scolastico non è, quindi, da ritenersi un problema intimo e limitato al singolo alunno in quanto viene a determinarsi in relazione all’interazione dialettica di numerosi fattori, sia individuali e sia relazionali e contestuali.

Tra i fattori individuali notevole peso assumono elementi quali:
·         il senso di autoefficacia
·         le abilità sociali
·         le competenze relazionali
·         gli stili di apprendimento
·         gli stili di attribuzione causale
·         l’organizzazione di personalità.

Tra i fattori relazionali e contestuali, invece, si possono annoverare:
·         le relazioni familiari
·         la rete sociale
·         gli elementi tipici del contesto scolastico
·         la composizione e le caratteristiche del gruppo classe
·         lo stile di insegnamento degli insegnanti.

Ma come si manifesta il disagio scolastico?
Tale condizione di difficoltà, che coinvolge comunque l’intero sistema scolastico, può manifestarsi in altrettanto molteplici modalità.
Si citano alcune manifestazioni del disagio scolastico:
·    Difficoltà di Apprendimento: Il bambino, dotato di capacità e potenzialità normali, mostra una difficoltà ad usare le proprie risorse cognitive in modo funzionale e corretto.
·     Disinvestimento e flessioni del rendimento scolastico: Si assiste ad una perdita di attrattiva e partecipazione alla scuola e i ai suoi apprendimenti con evidente calo delle prestazioni e del rendimento scolastico.
Difficoltà relazionali ed emozionali: In particolare si assiste ad un incremento dell’aggressività fisica e verbale, agita e non; iperattività; bassi livelli di attenzione e tolleranza alle frustrazioni; reazioni emotive eccessive; ansia.
·       Apatia: Ovvero immobilità o riduzione dell’attività, mancanza di curiosità, tendenza ad isolarsi, senso di stanchezza generalizzata.

In conclusione è tuttavia doveroso sottolineare come tutti questi elementi, inoltre, si influenzino spesso reciprocamente determinando una situazione di circolarità per il cui il vissuto di disagio tende ad acutizzarsi producendo in ultima istanza esiti quali: abbandono e dispersione scolastica, devianza, disagio della famiglia e disfunzione del sistema scolastico".

La Scuola del Futuro. Il computer non solo a scuola, ma per la scuola

DA:http://www.microsoft.com/it-it/education/pil/brunettaces.aspx



Proviamo a immaginare come sarà la scuola del futuro. Non è difficile supporre ogni studente con il proprio computer sotto braccio, sempre online. Tutto ciò potrebbe significare la fine della classe così come oggi la intendiamo: non più un ammasso di computer isolati dentro una stanza, ma personal computer utilizzabili in ogni luogo della scuola. E in tutto questo il ruolo dell´insegnante non perde di valore; al contrario, il docente rimane una forza e una guida stabile per aiutare i giovani a muoversi dentro la giungla dell´apprendimento.


Questa premessa futuristica diviene la base per poter creare la school of the future. L’idea è quella di insediare una school of the future all’interno dell’Istituto Tecnico Commerciale e per il Turismo Statale “M. Laporta” di Galatina (LE) una scuola polo nel territorio salentino da sempre considerata un punto fermo nell’ambito della didattica e della cultura informatica. L’Istituto “Laporta” dispone di cinque indirizzi di studio (IGEA, MERCURIO, ERICA, ITER e SIRIO) e grazie al suo corso MERCURIO ha sempre preparato diplomati informatici gestionali di alta cultura tecnologica e sempre sfruttando argomentazioni informatiche al passo con i tempi e, in particolare, tecnologie Microsoft. Ciò non solo per rimanere in linea con l’essenza culturale della “scuola di eccellenza” ma anche per venire incontro alle esigenze e alla vocazione del territorio salentino da sempre legato all’informatica grazie alla presenza della stimata Università del Salento e del prestigioso Laboratorio di Nanotecnologie conosciuto, oramai, a livello internazionale
La scuola, ubicata in un moderno e confortevole edificio, dispone di tre laboratori informatici (uno per l’utilizzo degli studenti del biennio, uno per le esercitazioni di economia aziendale e uno per gli studenti dei corsi di specializzazione informatica) e un laboratorio linguistico/multimediale. La scuola è interamente cablata e dispone di collegamento Internet ad alta velocità.
In dettaglio la descrizione/obiettivi del progetto:
Utilizzo di contenuti didattici multimediali

Contenuti didattici multimediali che integrano i contenuti dei libri di testo adottati dalla scuola. Tali contenuti comprendono materie di insegnamento umanistico (geografia e arte) e scientifico-linguistico (matematica e lingue straniere)
- I docenti avranno la possibilità di rielaborare tali contenuti fruibili da internet in un’area dedicata e ripubblicarli per condividerli con gli altri docenti e gli studenti
- Attraverso questi contenuti didattici gli studenti potranno effettuare test e avranno materiale multimediale di supporto per tesi e progetti nell’ottica del PBL (Problem Based Learning)

Formazione e certificazione

Attraverso il programma Microsoft IT Academy i docenti e gli studenti potranno certificarsi su applicativi MS Office e avere maggiori skills e competenze tecnologiche utili sia per l’insegnamento che per affacciarsi più preparati al mondo del lavoro

Premiare l’eccellenza

I ragazzi più meritevoli e che avranno raggiunto eccellenti risultati, potranno essere inseriti nel programma S2B (Student to Business). Il programma offre agli studenti “migliori” la possibilità di sviluppare progetti in Area IT presso le aziende Partner di Microsoft. Il progetto prevede l’inserimento in azienda per uno stage di periodo variabile tra 3 e 6 mesi.

Sistema di web conference per impostare nuovi metodi di incontri

Possibilità per gli studenti di partecipare alle lezioni da casa
Possibilità per i genitori di avere traccia dei voti on line e dei risultati delle interrogazioni on line dei propri figli

Possibilità di fare colloqui on line con i docenti

Biblioteca e internet

Creazione di un’apposita area di studio all’interno della biblioteca dell’Istituto composta da una serie di computer portatili per un accesso alla “biblioteca Internet”. Ciò per chi non disponesse di un proprio portatile e per garantire un facile accesso all’intera comunità

Infrastruttura tecnologica 

Utilizzo di un sistema wireless nell’ambito dell’intero istituto
Allestimento di uno specifico laboratorio informatico dotato di strumentazioni tecnologiche e software adatti per l’implementazione di applicazioni Web e per la produzione dei materiali da “far girare” nell’ambito della scuola

Collaborazione e comunicazione basate su tecnologia Microsoft Sharepoint Portal

Supporti multimediali

Utilizzo di lavagne interattive multimediali per impartire i vari insegnamenti, Ciò significa utilizzo di lavagne mobili e utilizzo di postazioni fisse particolarmente nei laboratori a supporto della didattica con strumenti software
Utilizzo di touch-screen all’interno dei vari corridoi per impostare nuovi metodi di bacheche interattive per studenti, docenti, fruizione di materiali online e informazioni per i visitatori

Scalabilità

Creazione di un kit informativo completo per scalare il progetto pilota a tutte le altre scuole