domenica 30 marzo 2014

Quando i bulli sono i genitori, quale messaggio passa ai figli?

Tratto da “la Repubblica”, 13 marzo 2007 (Michele Serra)


Il discorso sulla scuola incute soggezione come pochi altri, tanto delicato e intricato è il rapporto tra la responsabilità degli adulti e la caotica fatica di chi sta crescendo, e crescendo sbanda e impara, sbaglia e riparte. Però vedo, come tutti, che uno dei due attori di questo rapporto gli adulti è come se avesse smarrito il copione, e non sapesse bene che dire e che fare. E quando leggo penose storie come quella dei genitori pugliesi che pestano a sangue un povero preside che ha osato anteporre qualche buona regola (telefonino spento a scuola) a qualche pessima usanza, mi vengono pensieri foschi sullo stato mentale dei grandi, che sono perfino più piccoli dei piccoli quando si tratti di stabilire che A viene prima di B, non dopo.

Quando a scuola ci andavo io (anni Sessanta e Settanta) il rapporto tra famiglie e professori era scontatamente solidale. Il colloquio tra madri (più raramente padri) e docenti era, per ogni studente, un incubo rituale e una sentenza scontata: il mondo adulto era strutturato attorno a un pacchetto di regole (la disciplina, il merito e il demerito, perfino la durezza delle selezione) che governava saldamente i diversi ruoli: genitori, professori, studenti. Poi gli sconquassi sociali hanno facilmente e anche giustamente avuto la meglio sulla devozione quasi bigotta al "merito", smascherato come alibi di classe (don Milani) e ripudiato come scorciatoia pedagogica: la fatica di educare, e perfino di dare un'istruzione, non può esaurirsi nel vaglio dei bravi e dei meno bravi. Ma al posto di quel vecchio sistema classista e funzionale, di quegli automatismi ipocriti ma efficienti, siamo riusciti a metterci qualcosa di sensato, che sia intelligibile ai ragazzi come agli adulti?

A me pare di no. La presenza dei genitori a scuola, santificata con ottimi propositi e incerti esiti dai decreti delegati, è in genere una gnagnera petulante e assolutoria nei confronti dei figli, le cui madri e i cui padri vedono spesso nel professore un giudice maldestro e poco autorevole. Alla tradizionale complicità tra famiglia e scuola, si è via via sostituito un contenzioso imbarazzato e imbarazzante, che vede da una parte docenti minati nella loro autorità (e nelle loro tasche, e nel loro prestigio sociale), dall´altra genitori nevroticamente protettivi.

Si può dire, e va detto, che è una enorme responsabilità politica delle classi di governo degli ultimi decenni avere assistito senza reagire al progressivo deperimento sociale ed economico del ruolo, delicatissimo, dei docenti: in un paese arricchito vorticosamente, e deperito culturalmente, è inevitabile che scatti, in molti genitori, una sorta di complesso di superiorità sociale nei confronti di professori visti come impiegati dello Stato malpagati. Se era desolante, una volta, vedere genitori di basso censo presentarsi davanti ai professori a testa bassa, convinti comunque di non essere all´altezza, non lo è meno, oggi, vedere certi buzzurri pretenziosi che affrontano i prof al solo scopo di controllare che il loro figliolo non debba patire qualche affronto da un´autorità inferiore...

Ma in aggiunta a questo, pesa anche la congiunzione fatale tra il nuovo lassismo educativo (lì sì che si può dire "relativismo etico": e vale per le famiglie tanto quanto per la scuola) e l'antica piaga del familismo italiano. L´iperprottetività nei confronti dei figli scolari si sposa al disprezzo per lo Stato, che sempre più spesso non viene più visto come un dispensatore di regole, ma come un impiccio, o una intrusione ostile.

Naturalmente il bullismo dei genitori, vedi il caso pugliese, è un caso estremo. Ma basta frequentare lo sport giovanile (il calcio soprattutto) per scoprire ovunque padri e madri che pur di vedere i figli prevalere dimenticano in un istante etica e regole, educazione e cultura sportiva. A bordo campo, nei mille campetti dello sport giovanile, pullulano padri ossessi che inveiscono contro gli arbitri e gli avversari, certi come sono che solo il trionfo del loro pupillo possa dare un significato alla pratica dell´agonismo. La famiglia, della quale si parla e straparla caricandola di ogni virtù ma anche di ogni peso, va gonfiandosi di responsabilità che in una società moderna dovrebbero essere spalmate anche altrove, nella scuola di Stato soprattutto, nella scuola di Stato prima di tutto. (E stendiamo un velo pietoso sui danni ferali, finanziari e non, inflitti alla scuola pubblica per inseguire l´obiettivo ideologico della "parità" con gli istituti privati).

Esiste perfino uno specifico professionale, in chi esercita la pedagogia come mestiere, che non può essere surrogato dai genitori, e dovrebbe essere inviolabile: quando un figlio va a scuola, vuol dire che lo si consegna a un sistema di regole, di comportamenti e di socialità che è diverso e autonomo rispetto alla famiglia. Nella vecchia scuola italiana, con tutti i suoi limiti, questo principio era così scontato che era rarissimo che un genitore mettesse in discussione il giudizio di un professore (anche quando, magari, sarebbe stato necessario...). Il famigerato e temutissimo colloquio tra genitori e prof cadeva una o due volte l´anno: per il resto noi studenti avevamo la netta impressione che i genitori fossero distratti o assenti, salvo poi temerne le reazioni presentando la pagella. In realtà, era allora scontato che la scuola prendesse in consegna i ragazzi e li passasse al vaglio in perfetta autonomia.

Tra l´altro, quel don Milani sempre invocato quando si vuole sottolineare l´insostenibilità della scuola di classe di una volta, era un docente (e una persona) per niente accomodante. E dava all´insegnamento, all'esperienza collettiva del "fare scuola", quasi lo stesso peso (alternativo alla famiglia) del kibbutz, della comunità educatrice pensante. Pubblica e soprattutto autonoma dalle famiglie. Oggi, probabilmente, avrebbe molto da dire sull´atteggiamento intrusivo e assolutorio dei genitori, e sulla caduta di autorità dei docenti. Da cattolico e da insegnante, dopo avere scosso dalle fondamenta la scuola di classe, avrebbe sicuramente molto da dire sulla scuola-parcheggio. A ben vedere, una maniera differente e indiretta di essere classista: saranno le famiglie di origine a provvedere, secondo il censo, a sistemare il figliolo. Senza nemmeno scomodare il criterio dei meriti e dei demeriti. 

giovedì 27 marzo 2014

LA VIOLENZA


"A mio avviso, le nostre aspettative di sicurezza sono aumentate, così come il desiderio di condurre una vita lunga e piacevole. E d'altra parte la fine delle ideologie, l'indebolimento delle fedi religiose, quella che viene denominata la secolarizzazione del mondo, fanno sì che ci sentiamo piuttosto disorientati nei confronti delle norme e dei valori da abbracciare durante l'esistenzaTutti finiamo per orientarci ad un edonismo spicciolo, ad una ricerca ossessiva del piacere e del divertimento immediati, ai soldi, alla carriera, al potere. Sentiamo che la vita è quella che viviamo adesso, qui, sulla Terra; le promesse di una giustizia divina dopo la morte, della beatitudine raggiungibile in mondi ultraterreni ci sembrano aleatorie."Se Dio non esiste, tutto è permesso" diceva Dostoevskij. E perciò tendiamo a rimuovere, con un'aggressività che a volte sconfina nel crimine, ogni ostacolo che si frappone alla realizzazione dei nostri desideri. Queste sono secondo me le radici più evidenti della violenza quotidiana..." .

da: Dopo il coma... Babbo Natale! Quasi quasi lo ringrazio pg. 101
 Di Domenico Vartuli

lunedì 24 marzo 2014

RISORSE SEI: IL DESERTO EMOTIVO ED IL GESTO VIOLENTO




Il deserto emotivo ed il gesto violento
"Conoscevamo la follia come eccesso della passione. Oggi, sempre più nell'universo giovanile, la follia veste gli abiti della freddezza e della razionalità." U. Galimberti: L'ospite inquietante - Ed. Feltrinelli
Le tre minorenni che uccidono una suora (link).
Si può uccidere senza un perché l'amica del cuore (link).
Si possono uccidere senza sussulti d'orrore madre e fratellino. Il delitto di Novi Ligure: l'impossibile ritorno alla normalità (link); il racconto di Omar (link).
Giocare a bingo da un cavalcavia (link). "Teste vuote, come nessuno di voi può immaginare. Ho trovato il vuoto, il nulla." A. Cuva (procuratore che ha svolto le indagini).

Questi sono ovviamente solo alcuni esempi paradigmatici, che hanno avuto grande risonanza mediatica, di gesti assurdi che, a distanza di anni e dopo il pronunciamento di varie sentenze giudiziarie, non hanno ancora trovato una risposta soddisfacente alla domanda: "Perché"? Ma moltissimi altri casi hanno purtroppo popolato le pagine di cronaca, anche recenti ("per noia" o "intolleranza" si può dar fuoco a un senzatetto che dorme su una panchina o picchiare selvaggiamente un passante solo perché ha gusti sessuali diversi dai propri, ecc...).

Marco Lodoli, in uno storico articolo (link) dalle pagine di "La Repubblica", lancia un doloroso grido d'allarme sul destino di una fetta di gioventù che non riesce quasi più ad articolare un discorso sensato: "incollare un pensierino a un altro pensierino".
E la scuola è costretta a riflettere sulla necessità di recuperare l'educazione emotiva attraverso la valorizzazione della relazione affettiva e le pagine della letteratura.



COMPITORICERCA RISORSE sul Web  - DISCUSSIONE.
SCADENZA: mi aspetto un contributo di ciascuno entro QUESTO FINE SETTIMANA, al fine di discuterne insieme al nostro incontro di lunedì.

MAPPA SULLE SOSTANZE D'ABUSO

Cari ragazzi,

a conclusione di questa breve esplorazione sul tema assegnato, provo a sintetizzare i punti emersi in una mappa mentale. Cliccandoci sopra si espande per una migliore leggibilità. Eccola.


sabato 22 marzo 2014

L'alcool uccide te e chi ti sta intorno

Tra i fattori di rischio per l’alcolismo ricordiamo:
  • Assunzione di alcol protratta. Bere troppo e regolarmente per un lungo periodo può causare la dipendenza fisica dall’alcol.
  • Età. Chi inizia a bere da giovane corre maggiori rischi di dipendenza o abuso.
  • Sesso. Gli uomini corrono maggiori rischi di dipendenza rispetto alle donne, tuttavia le donne rischiano maggiormente di soffrire di patologie connesse al bere, ad esempio di malattie epatiche.
  • Precedenti famigliari. Il rischio di alcolismo è maggiore tra chi avuto un genitore alcolista.
  • Depressione e altri disturbi mentali. L’abuso di alcol o di altre sostanze è frequente tra chi soffre di disturbi mentali, ad esempio di ansia o di depressione.
  • Fattori sociali e culturali. Avere degli amici o il partner che bevono regolarmente può aumentare il rischio di alcolismo, anche la rappresentazione dell’alcol data dai mezzi di comunicazione può far passare il messaggio che è necessario bere per sentirsi alla moda, e che non c’è nulla di male se si esagera con l’alcol.

Sintomi

Tra i sintomi dell’alcolismo ricordiamo:
  • Incapacità nel limitare la quantità di alcol che si assume,
  • Necessità urgente o compulsione a bere,
  • Sviluppo della tolleranza all’alcol: per avvertire gli effetti occorre berne di più,
  • Problemi legali o difficoltà relazionali, di lavoro o economiche dovuti al bere,
  • Bere da soli o di nascosto,
  • Sintomi fisiologici di astinenza, ad esempio nausea, sudorazione e tremore, quando non si beve,
  • Incapacità di ricordare conversazioni o impegni presi, fenomeno spesso definito come blackout,
  • Ritualità: bere in momenti ben precisi diventa un rito e vi sentite contrariati se qualcuno vi disturba, vi costringe a rinunciare o vi fa notare che c’è qualcosa che non va,
  • Perdita di interesse per le attività e gli hobby che un tempo vi appassionavano,
  • Irritabilità quando si avvicina il momento di bere, soprattutto se non avete alcolici sotto mano,
  • Alcolici conservati in luoghi improbabili, a casa, sul posto di lavoro o in macchina,
  • Trangugiare bicchieri su bicchieri, chiedere il bis, ubriacarsi intenzionalmente per sentirsi meglio o sentirsi “normali”.
Chi abusa di alcolici può avere molti sintomi in comune con chi è affetto da alcolismo conclamato tuttavia, quando si abusa di alcolici, non si è completamente dipendenti perché non si avverte tutto quel desiderio compulsivo di bere. Quando non si beve, inoltre, i sintomi fisiologici dell’astinenza possono non presentarsi. L’abuso di alcol può comunque causare problemi gravi, come nel caso dell’alcolismo può sembrare di non essere in grado di smettere senza aiuti esterni.
Se vi è già venuto il dubbio che il vostro rapporto con l’alcol sconfini nell’abuso o nella dipendenza, ponetevi queste domande:
  • (Per uomini). Avete mai bevuto cinque o più bicchieri al giorno? (Un bicchiere equivale a 350 millilitri di birra, o 150 millilitri di vino, o 50 millilitri di bevanda alcolica a 80 gradi)
  • (Per donne). Avete mai bevuto quattro o più bicchieri al giorno?
  • Avvertite la necessità di bere di mattina appena alzati?
  • Provate sensi di colpa legati al bere?
  • Pensate che sarebbe opportuno diminuire la quantità di alcol che bevete?
  • Vi sentite disturbati o seccati quando qualcuno fa dei commenti o critica le vostre abitudini legate al bere?
Se avete totalizzato anche solo un sì, potreste avere qualche problema nel rapporto con l’alcol.


Quando chiamare il medico

Se sentite di non riuscire a controllare il vostro rapporto con l’alcol parlate con il vostro medico, anche solo se pensate di non essere alcolisti ma siete preoccupati perché ritenete di bere troppo, o che l’alcol vi stia causando problemi nella vita quotidiana. Tra gli altri modi per chiedere aiuto esistono le consulenze psicologiche o i gruppi di auto aiuto, ad esempio gli Alcolisti Anonimi.
Il rifiuto di riconoscere la propria malattia è una caratteristica frequente tra gli alcolisti e tra chi abusa di alcol, quindi potreste pensare che nel vostro caso la terapia sia del tutto inutile. Probabilmente non ammetterete di bere molto e non riconoscerete quali problemi pratici della vostra vita siano connessi all’abuso di alcol. Ascoltate i vostri famigliari, gli amici o i colleghi quando vi chiedono di riflettere sulle vostre abitudini o vi consigliano di chiedere aiuto.


Pericoli

L’alcol deprime il sistema nervoso centrale.
In alcune persone la reazione iniziale può essere di stimolazione, ma, se si continua a bere l’effetto è sedativo. L’alcol abbassa i freni inibitori e ha ricadute negative sul pensiero razionale, sulle emozioni e sulla capacità di giudizio. Se si beve troppo, la capacità di parlare e la coordinazione muscolare ne risentono, come anche i centri nervosi vitali. Se poi si esagera in modo significativo si può arrivare al coma etilico, una situazione potenzialmente fatale.
Bere troppo può causare diversi problemi, tra di essi ricordiamo:
  • Capacità di giudizio e freni inibitori abbassati, con conseguenti scelte e comportamenti incoerenti o dannosi.
  • Incidenti in macchina o in moto o di altro tipo.
  • Incidenti domestici.
  • Scarso rendimento al lavoro o a scuola.
  • Aumento della probabilità di commettere crimini violenti.
Tra i problemi di salute causati dall’eccessiva assunzione di alcolici ricordiamo:
  • Disturbi epatici. L’alcolismo può causare l’epatite alcolica, un’infiammazione epatica. Dopo anni di alcolismo, l’epatite può distruggere e danneggiare irreversibilmente e progressivamente i tessuti del fegato (cirrosi epatica).
  • Problemi digestivi. L’alcol può causare l’infiammazione della mucosa dello stomaco (gastrite) ed è in grado di interferire con l’assorbimento delle vitamine del gruppo B e di altre sostanze nutritive. Se si beve troppo può risentirne anche il pancreas, che produce gli ormoni che regolano il metabolismo e gli enzimi che contribuiscono alla digestione dei grassi, delle proteine e dei carboidrati.
  • Problemi cardiaci. L’alcolismo può provocare problemi di pressione alta ed aumentare il rischio di insufficienza cardiaca o ictus.
  • Complicazioni del diabete. L’alcol interferisce con il rilascio del glucosio nel fegato e può aumentare il rischio di ipoglicemia (livello di glucosio nel sangue troppo basso). È una situazione pericolosa se siete diabetici e siete in terapia con l’insulina per diminuire i livelli ematici del glucosio.
  • Funzionalità sessuale e ciclo mestruale. L’abuso di alcol può causare disfunzione erettile oppure interrompere il ciclo mestruale.
  • Problemi agli occhi. Con l’andare del tempo, l’abuso di alcol può causare debolezza e paralisi dei muscoli oculari.
  • Malattie congenite. L’abuso di alcol durante la gravidanza può causare la sindrome alcolica fetale: il bambino può manifestare già alla nascita problemi fisici e di sviluppo.
  • Osteoporosi. L’alcol può interferire con la formazione del tessuto osseo. Le ossa, quindi, possono diventare fragili (osteoporosi) e presentare un maggior rischio di fratture.
  • Complicazioni neurologiche. L’abuso di alcol può influire negativamente sul sistema nervoso provocando:
    • intorpidimento delle estremità,
    • disturbi mentali,
    • demenza,
    • perdita della memoria a breve termine.
  • Aumento del rischio di tumori. L’abuso cronico di alcol è stato connesso a un aumento del rischio di diversi tumori, tra cui quelli della bocca, della gola, del fegato, del colon e del seno.
L’assunzione di alcol può causare gravi conseguenze anche tra gli adolescenti. Gli incidenti connessi all’alcol sono una delle principali cause di morte in questa fascia di età. L’alcol, inoltre, può anche causare decessi in età giovanile dovuti ad annegamento, suicidio e omicidio. Gli adolescenti che bevono hanno maggiori probabilità di avere una vita sessuale attiva, hanno rapporti con maggior frequenza e i rapporti a rischio sono più frequenti che tra i loro coetanei astemi.

 fonte: www.farmacoecura.it/.../alcolismo-sintomi-effetti-test-pericoli-te...

Gli effetti dell'ecstacy


L'ecstacy o MDMA, conosciuta fin dal 1912 come farmaco anoressizzante chiamato ADAM, ma rielaborata "culturalmente" verso la metà degli anni '80 come sostanza ad effetto "simpatogeno", che favorisce l'evasione ed il divertimento, è una droga di sintesi di facile produzione e quindi a basso costo. Favorisce il rilascio di serotonina da parte dei neuroni ma allo stesso tempo ne diminuisce la sintesi endogena. Pertanto agli effetti euforizzanti seguono effetti depressivi. La serotonina è un neurotrasmettitore coinvolto nella modulazione dell'umore, nel controllo della temperatura corporea, nella coordinazione delle funzioni intestinali, nella regolazione del sonno.

giovedì 20 marzo 2014

Droga dello stupro

Con l'espressione droga da stupro ci si riferisce ad una tipologia di sostanze psicoattive che possono essere utilizzate con lo scopo di perpetrare violenza sessuale. Le sostanze utilizzate per facilitare lo stupro possono avere effetti sedativi, ipnotici, dissociativi e/o causare l'amnesia e possiedono la caratteristica di poter essere somministrate alla vittima, assieme a cibo o bevande, senza che questa se ne renda conto. Nei paesi anglosassoni l'atto di aggiungere tali sostanze alle bevande è noto come "drink spiking" ed è considerato reato, perfino se non è seguito da una aggressione od altro tipo di violenza.

Tipologia di sostanze

Le più comuni droghe da stupro sono il Gamma-idrossibutirrato (GHB); MDA e talune tipologie di benzodiazepine tra cui in particolare il flunitrazepam, comunemente noto come Rohypnol. Taluni studi di provenienza statunitense classificano anche l'alcol come una droga da stupro.

Alcol

L'alcol può essere considerato la droga da stupro di uso più comune,essendo facilmente reperibile e legale. Molti aggressori utilizzano l'alcol, perché le loro vittime spesso e volentieri accettano di assumerlo e possono essere incoraggiati a berne abbastanza da perdere le inibizioni o la coscienza. Anche se la vittima sotto l'effetto dell'alcol accetta di avere un rapporto sessuale l'atto, secondo la giurisdizione di alcuni paesi, potrebbe essere considerato stupro, proprio perché il giudizio della vittima potrebbe essere stato compromesso o venuto meno a causa della sostanza. Le cronache riportano notizie di alcuni aggressori, talvolta dei minori, che hanno commesso stupri "di comodo" aggredendo la vittima dopo che la stessa aveva bevuto, più o meno consapevolmente, una quantità eccessiva di alcol. Uno studio condotto nel Regno Unito ha evidenziato che solo il 2% di un gruppo di 1.014 vittime di stupro avevano bevuto dei drink a cui era stato addizionato un sedativo od altro tipo di droga.Un altro studio britannico eseguito su 75 pazienti, in prevalenza donne, che pensavano che le loro bevande fossero state alterate in un pub od in una discoteca, ha evidenziato che in realtà in nessun caso vi era stata una alterazione del drink con una "droga da stupro".Con questi risultati concorda uno studio australiano del 2009: su 97 pazienti, ricoverati in ospedale, che sostenevano di aver avuto il loro drink alterato da una droga d'abuso, nemmeno uno in realtà era stato drogato..

Zolpidem

Secondo i dati della Drug Enforcement Agency degli Stati Uniti d'America lo zolpidem (In Italia venduto con il nome commerciale di Stilnox) è rapidamente divenuto la principale droga da stupro fra le sostanze sedative. Con più di 250.000 prescrizioni rilasciate nel corso dell'ultimo anno negli USA, lo zolpidem si è dimostrato più facilmente accessibile agli aggressori rispetto al Rohypnol od altri sedativi. Secondo questi dati sembra che gli effetti dello zolpidem se mescolato con l'alcool possano effettivamente favorire eventuali aggressori che intendono perpetrare la violenza sessuale. Dato che lo zolpidem è sostanzialmente privo di gusto può essere facilmente aggiunto ad ogni bevanda.

Benzodiazepine

Le benzodiazepine sono farmaci comunemente usati per curare l'ansia, gli attacchi di panico, l'insonnia ed altre condizioni. Alcune benzodiazepine utilizzate per trattare l'insonnia possiedono anche potenti proprietà sedative ed amnesiche.
Anche se il flunitrazepam (Rohypnol) è spesso citato come una droga da stupro a causa della sua potenza, dei forti effetti e della capacità di causare una marcata amnesia durante la sua durata d'azione, studi effettuati sul suo possibile uso come droga da stupro hanno contraddetto questa popolare convinzione.Secondo una ricerca condotta negli USA i risultati dei test hanno indicato che il flunitrazepam è stato utilizzato solo in una percentuale variabile dallo 0,33% all'1% degli stupri. Tra le benzodiazepine il midazolam ed il temazepam sono state le benzodiazepine più comunemente utilizzate per lo scopo.
Le benzodiazepine possono essere rilevate nelle urine attraverso l'uso di normali test basati su strisce reattive. In Italia questi test sono venduti in farmacia e pertanto possono essere eseguiti a casa. Il test di solito deve essere eseguito entro 12-72 ore, a seconda di quale farmaco si ricerca. In ogni caso prima viene eseguito il test e maggiore è la possibilità di avere un riscontro positivo nella ricerca della sostanza.

GHB


Il gamma-idrossibutirrato (GHB) ha effetti molto simili a quelli dell'alcol. In Italia infatti questa sostanza (con il nome commerciale di Alcover) è stata approvata per l'utilizzo nella terapia dell'alcolismo. Il GHB è stato anche utilizzato per trattare la depressione clinica e l'insonnia.

Secondo la Drug Enforcement Administration degli USA: "Le vittime potrebbero non essere consapevoli del fatto che hanno ingerito un farmaco. Il GHB ed i suoi analoghi chimici sono invisibili quando sono disciolti in acqua, e sono inodori. Si caratterizzano per un gusto lievemente salato, ma sono indistinguibili una volta disciolte in bevande come soft drink, distillati, liquori o birra"[.

Ketamina

La ketamina è un farmaco anestetico per uso veterinario ed umano. A dosi inferiori a quelle anestetiche causa forti dissociazioni psichiche ed altera la percezione della realtà. Per questo motivo ha trovato largo uso come sostanza stupefacente. Viene usata in genere in cerchie ristrette, come nel caso di festicciole e ritrovi di gruppo. In questi contesti essendo una polvere bianca, formata di granuli cristallini, insapore ed inodore, può essere facilmente miscelata ai drink.

Rischi associati alle sostanze


La depressione respiratoria, il coma e la morte sono possibilità imprevedibili quando si assume inconsapevolmente una droga da stupro, specialmente in dosi elevate o in combinazione con l'alcol. Molti fattori possono essere del tutto imprevedibili ed esporre a grandi rischi. Ad esempio il soggetto potrebbe avere un'allergia sconosciuta alla sostanza. Oppure potrebbe prendere un qualche medicinale con possibili interazioni o reazioni pericolose con le droghe da stupro. Inoltre i soggetti hanno una ampia variabilità nella capacità di metabolizzazione dei farmaci, il che determina una risposta imprevedibilmente amplificata al farmaco stesso.

Se il GHB viene usato come droga da stupro va ricordato che piccole dosi di questa sostanza sono considerate sicure. Dosaggi più alti possono causare nausea, malessere generale, capogiro, sonnolenza, disturbi della vista, respiro affannoso ed amnesia. Per dosaggi estremamente elevati si possono verificare convulsioni, perdita della coscienza, coma ed infine morte. Questi effetti, come già sottolineato, si diversificano da persona a persona e sono dose-dipendenti.
In ogni indagine sul sospetto utilizzo di droghe da stupro deve comportare un test immediato delle urine e analisi del sangue. Il procrastinare tali indagini potrebbe causare dei falsi negativi perché questi farmaci sono rapidamente metabolizzati ed eliminati dall'organismo.

Tratto da:

http://it.wikipedia.org/wiki/Droga_da_stupro

mercoledì 12 marzo 2014

Neknominate in Italia






In Italia il Neknominate (il cui nome fa probabilmente riferimento al collo della bottiglia) si chiama "Birra alla goccia" e i partecipanti bevono principalmente pinte di birra, appunto “alla goccia” (in un sol fiato) dopo che si è stati sfidati dai propri amici su Facebook. Lo sfidato viene "nominato" attraverso un video ed è "costretto" a raccogliere la sfida. Qualcuno deve filmare il tutto per dare così la possibilità agli autori della goliardata di sfidare altri utenti della Rete, spesso amici o conoscenti, a fare peggio con la frase: «saprai fare meglio di me nelle prossime 24 ore?».

In altre parole, chi è ‘Neknominato’ è costretto a raccogliere la sfida. E se non si accetta la sfida arriva la penitenza: offrire da bere per una sera intera alla persona che ha coinvolto gli amici nel gioco. I neknominati italiani per il momento sembrano essere più "moderati", ma la tendenza che sia made in Uk o in Italy non va sottovalutata.


http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/neknominate_giovani_alcol_australia_facebook/notizie/540729.shtml

martedì 11 marzo 2014

Le nuove droghe in circolazione


Thai e Sisa sono due nuove droghe, molto in voga in Grecia. Costano solo due euro e sono del tutto chimiche, ma non prodotte in laboratorio, bensì fatte in strada aggiungendo ammoniache di ogni tipo, shampoo o calcestruzzo oppure gli acidi prodotti dalle batterie delle auto. Tutte cose che bruciano i neuroni a sufficienza per far dimenticare ogni pena a chi le provaL'effetto di cervello spento dura poco, subito dopo cominciano a manifestarsi gli effetti collaterali. Sono droghe che creano una altissima dipendenza ma che letteralmente bruciano gli organi così come il cervello da dentro, causano piaghe, la caduta dei denti e una magrezza imbarazzante. Molti drogati si prostituiscono senza usare precauzioni e la situazione in Grecia finisce per aggravarsi con un alto numero di contagi HIV. Non solo la Grecia è piegata dalla piaga della droga, anche in Russia circolano delle nuove droghe a bassissimo costo. Anche in Russia si tratta di droghe realizzate con le peggiori schifezze in circolazione e che trasforma la gente in zombie. Si chiama krokodil e anche questa uccide da dentro, causa piaghe, scarnifica e trasforma la gente in veri e propri mostriIn America invece sono sempre le metanfetamine ad essere le preferite degli emarginati. Anche questa riduce chi la usa in veri e propri stracci che non sono più in grado di interessarsi a nulla se non alla loro droga.

http://www.bonsai.tv/articolo/le-nuove-droghe-in-circolazione-krokodil-thai-e-sisa-video-shock/53241/

lunedì 10 marzo 2014

ADOLESCENTI:DEPRESSIONE SOLITUDINE E INSICUREZZA!


Un argomento sempre molto dibattuto è quello che riguarda i giovani, le nuove generazioni che, soprattutto negli ultimi anni costituiscono la maggior parte delle vittime del sabato sera, della droga, dell’alcool. La domanda che viene spontanea è: da cosa scaturisce tutto questo? La causa è da ricercare nella solitudine e nelle difficoltà che si incontrano nel dover superare quel muro che divide aspirazioni e possibilità concrete, sogni e realtà, presente e futuro. Una perdita di speranza e di fiducia che induce gli adolescenti a giocare con la propria vita anche con la consapevolezza di tutto ciò che questo può comportare. Forse siamo deboli o magari soltanto stupidi a trasformare un bisogno, anche abbastanza normale, di divertirsi, di staccare un po’ la spina di cambiare aria, in un pretesto per farci del male. Le iniziative dedite a combattere i problemi giovanili come la droga e l’alcolismo, non sono state poche: anticipare la chiusura delle discoteche, cercare in qualche modo di limitare il consumo di alcolici soprattutto tra i minorenni. Ma, queste strategie, alla luce degli ultimi dati, non sembra abbiano condotto a grandi risultati, forse perché in questo modo non si combattono le cause per cui i giovani compiono determinate azioni, ma si cercano di contenere le conseguenze di azioni per lo più già compiute. Si tratta allora di attuare strategie complesse che rendono più vivibili le metropoli e che permettono il diffondersi di quelle informazioni, di quelle notizie a cui spesso vengono dedicati spazi troppo piccoli, o addirittura a cui non viene proprio data voce; quelle informazioni che non sono necessariamente grandi scoop. Questa forse aiuterebbe a contrastare uno dei problemi di fondo: la solitudine. Magari in questo modo si riuscirebbe a trovare un conforto nella consapevolezza che ciò che si sta vivendo non è poi così strano e insolito, ma che anche altre persone, pur non facendo parte della nostra vita, hanno i nostri stessi problemi. C’è chi non è d’accordo con questa opinione: chi crede nella doppia faccia della gioventù, ovvero che la volontà di dare un taglio alla propria vita è un’intenzione che il giovane cova a lungo nella propria mente e che non coincide, o almeno non sempre, con la sua propensione verso l’alcool, la discoteca e le bravate che probabilmente costituiscono solo un momento bisogno di evasione e distrazione, di rottura dei canoni della monotonia, della consuetudine e dell’abitudine. La soluzione del problema sta nel guardare le nuove generazioni con un occhio diverso; nel vedere in esse al possibilità di costruire un futuro migliore del presente dando loro i mezzi per concretizzare i loro sogni e le loro aspirazioni o, più semplicemente vedendo in loro una risorsa. È vero che gli adolescenti soffrono di solitudine e di depressione e forse sono coloro che maggiormente avvertono il peso delle proprie emozioni ed è sicuramente questo che li induce a voler trovare una via di evasione intesa come totale assenza di pensieri e di problemi almeno per qualche ora. Le sbronze del sabato sera, le dosi di cocaina, gli spinelli, i balli sfrenati non rispecchiano la volontà di farla finita, ma piuttosto il desiderio di trovare una risposta ai propri problemi, anche se queste non sono certamente quelle più giuste. Crediamo solo in una maggiore educazione alla riflessione anche se, non sono molti quelli che hanno la volontà di ascoltare.
Da:
http://appunti.studentville.it/appunti/temi_e_saggi-51/i_problemi_dei_giovani_alcool_e_droga-4746.htm

La droga e i giovani







Una della paure che maggiormente assale i genitori quando i figli attraversano il periodo dell’adolescenza, riguarda la possibilità che essi vengano a contatto con le droghe, e con tutte le conseguenze devastanti che ciò può comportare, sia per chi ne fa uso che per chi gli sta accanto.
L’adolescenza è un periodo molto particolare per lo sviluppo dell’identità, ci si allontana dalla famiglia, con cui si entra spesso in opposizione, ci si identifica con il gruppo dei pari, il corpo matura con una velocità maggiore rispetto alla psiche, e si muovono i primi passi verso l’autonomia. I genitori accettano con difficoltà questa fase, perché vengono a perdere un ruolo di primaria importanza nella vita dei figli, si rendono conto che anche per loro il tempo passa, e che tutte le attenzioni spese nella cura dei figli, vanno rimodulate se intendono favorire il processo che li porterà allo svincolo.
Questo processo che dovrebbe essere naturale e sano, può avvenire in modo problematico per differenti motivi: difficoltà da parte dei genitori a favorire lo svincolo; insicurezza da parte dei figli nello svincolarsi; presenza di malattie fisiche o psichiche in uno dei membri; esperienze di un lutto o di separazioni improvvise, etc… Il non riuscire svincolarsi dalla propria famiglia, equivale a restare in una posizione di dipendenza, questa è in genere la caratteristica di chi inizia a far uso di droghe.
Naturalmente solo una minima parte di adolescenti che hanno una problematica di dipendenza potrebbe diventare un tossicodipendente, anche perché non è detto che provare una sostanza, porterà conseguentemente alla dipendenza da essa.
Sono molteplici i motivi per cui ci si avvicina all’uso di una droga e in genere avviene con molta superficialità, poiché le viene attribuita la funzione di fornire delle risposte immediate ai seguenti bisogni e desideri personali:
·         alterare gli stati di coscienza e espandere i livelli di consapevolezza personale;
·   sperimentare nuove sensazioni per ricercare una dimensione diversa da quella della quotidianità;
·         facilitare l’integrazione col gruppo dei pari;
·    rendere più soddisfacente l’immagine di sé favorendo sentimenti di maggior efficacia e controllo personale;
·  rafforzare l’autostima, riducendo autovalutazioni negative o favorendo la definizione dell’identità;
·         essere aiutati ad affrontare differenti esperienze personali di disagio.


Come detto, nonostante sia abbastanza frequente la possibilità di entrare in contatto con le droghe, non tutti diventeranno dei consumatori abituali. La tossicodipendenza è una malattia che si fonda sull’intenso desiderio psichico della droga, la cui funzione è simile a quella di un farmaco.
Gli studi sulle famiglie dei tossicodipendenti, fatti secondo un’ottica relazionale, hanno permesso di evidenziare che il disagio psichico di uno dei membri costituisce il segnale di un malessere più esteso che riguarda il gruppo familiare rispetto ai compiti evolutivi del ciclo vitale. In questa prospettiva il fenomeno della tossicodipendenza è visto come un modo per perpetuare la storia familiare in maniera ripetitiva, dove le posizioni dei singoli membri si trovano in una configurazione relazionale immobile.
Per quanto riguarda i ruoli all’interno di queste famiglie, la madre è presente da un punto di vista accuditivo ma non emotivo, perché è impegnata ad avere il riconoscimento di se da parte della sua famiglia d’origine, da cui non si è ancora svincolata. Ciò comporta che avendo alla base una carenza emotiva, non è in grado di fornire al figlio quel riconoscimento emotivo di cui il figlio ha bisogno per crescere.
L’effetto immediato di questa difficoltà è la ripetizione di situazioni simili a quelle vissute sia nella famiglia d’origine, nella nuova famiglia. La figura paterna viene relegata in un ruolo secondario a causa dell’alleanza della moglie con la sua famiglia d’origine, comportandone un’assenza rispetto al suo ruolo genitoriale. Nei genitori vi è una scarsa interiorizzazione di quei ruoli necessari ad accogliere i propri figli come altri diversi da sé. Il rapporto genitori-figli è basato su una confusione di confini generazionali che ha impedito ai genitori di portare a termine il loro mandato generazionale e ai figli di vivesi come persone con una propria identità.
La condizione di immobilità e di resistenza al cambiamento tipica di queste famiglie, si innesca in uno specifico stadio del ciclo vitale della famiglia, ovvero nel momento in cui il figlio comincia a richiedere maggiori spazi di autonomia, in corrispondenza della fase adolescenziale.
Il drogarsi assume una duplice funzione relazionale: da una parte permette al tossicomane di essere distante e indipendente, dall'altra lo rende dipendente in termini di danaro, di mantenimento e fedele alla famiglia.
Malgrado la voglia di indipendenza, la maggioranza dei tossicomani tende a mantenere stabili legami con l'ambiente familiare restandovi a vivere a lungo nel tempo. Nella fase in cui si dovrebbe attuare lo svincolo adolescenziale, l’esterno viene avvertito come minaccioso e si ha la percezione della casa come microcosmo sociale in cui rinchiudersi.
Per il tossicodipendente l’uso della sostanza, con le sue qualità anestetizzanti, può impedire di pensare e di sentire il disagio presente dentro di lui. La presenza di un figlio con problematiche di tossicodipendenza può avere un beneficio secondario per una coppia genitoriale in crisi, poiché può servire a mantenere insieme i genitori o a raggiungere l’obiettivo di far interrompere un litigio tra loro. Si può parlare di una frequente triangolazione del paziente in un rapporto preferenziale col genitore che sente più in difficoltà in una coppia in crisi.
Egli ha il ruolo, emotivamente difficile, di mediare la tensione latente tra i genitori e di colmare artificialmente un vuoto affettivo.
In questi giochi di triangolazione il figlio svolgerebbe la funzione di contenimento e di mascheramento di conflitti genitoriali,.perché focalizzando l’attenzione sul proprio disagio, li permette di rimandare la ricerca di nuove soluzioni per superare i motivi di insoddisfazione reciproca. Il paziente sembra accentrare su di sé le tensioni familiari poiché è demandato a lui di rappresentare un centro focale intorno a cui la famiglia si aggrega. Il tossicomane e la famiglia hanno difficoltà a trattenere i contenuti mentali emozionanti che spesso vengono trasformati in agiti, questo è il motivo per cui spesso le emozioni appaiono sotto forma di aggressività fisica o verbale. Riuscire ad uscire da questo stato di malessere, è difficile ma non impossibile.
A fianco alle diverse forme di psicoterapia, va sicuramente integrata la psicoterapia familiare poiché l’origine del malessere è fortemente correlata alla situazione familiare.
Occorre effettuare un cambiamento sinergico del sistema familiare, affinché vengano ristrutturati ruoli e confini adeguati; ciò permetterà di sbloccare il ciclo vitale in cui la famiglia si era arenata e di favorire lo svincolo sano dei suoi membri.

Da: http://www.psicologi-italia.it/psicologia/droghe-e-psiche/946/giovani-droga.html

Consumo della Cannabis


Con che frequenza i giovani fumano cannabis?

Molti giovani provano la cannabis. La maggior parte di loro non va oltre la prima volta o si limita a consumi di rado. Nel Cantone di Zurigo il 30% dei ragazzi e delle ragazze di 14-15 anni ha già provato la cannabis (HBSC, 2007). Quasi più del 9% dei giovani in Svizzera tra i 15 e 24 anni fuma quotidianamente cannabis mettendo in luce un consumo problematico (ESPAD, 2007). Il consumo di cannabis è tendenzialmente diminuito negli anni passati.

Cos’è la cannabis?

La cannabis è il nome scientifico della canapa indiana. Essa contiene la sostanza psicoattiva tetraidrocannabinolo (THC). Oggi, in seguito all'utilizzo di metodi di coltivazione sofisticati (indoor), il contenuto di THC risulta spesso molto più elevato rispetto a 20 anni fa. Con il nome di hashish si intende la resina estratta dai fiori della canapa indiana. Con il termine marijuana invece sono denominati i germogli e le foglie della pianta. La marijuana è anche detta "erba". I prodotti della cannabis hanno un odore dolciastro. Nella maggior parte dei casi la cannabis viene mescolata al tabacco e fumata come "joint" ("kiffen" in tedesco). Più raramente viene utilizzata nella preparazione di dolci o tè. I giovani si procurano la cannabis attraverso gli amici. Non pochi consumatori coltivano da sé la canapa.

Come agisce la cannabis?

Se la cannabis è consumata in forma di joint, l'effetto si mostra nel giro di poco tempo. Mescolata a cibo o bevande occorre invece più tempo. L’effetto dipende dalla quantità, dal tipo di sostanza, dalla costituzione individuale e dalla momentanea situazione psichica e fisica. La cannabis amplifica o attenua umori o sentimenti già presenti. Inoltre modifica e diminuisce la percezione, la capacità di concentrazione e di reazione, così come l'attenzione e la memoria a breve termine. La cannabis non è innocua, ma se consumata in maniera moderata difficilmente è più dannosa dell'alcol. Non crea una dipendenza fisica ma può portare ad una dipendenza psichica. La cannabis non è una droga che porta necessariamente al consumo di droghe pesanti.

Perché i giovani consumano cannabis?

Provare sostanze che inducono dipendenza è un fenomeno diffuso tra i giovani. Spesso la cannabis viene consumata insieme agli amici, dando così un senso di appartenenza al gruppo. Cruciali sono la curiosità e la ricerca del divertimento e rilassamento. 

Il consumo di cannabis può diventare un problema?

Il consumo di cannabis tra ragazzi molto giovani (sotto i 15 anni) è generalmente problematico e dovrebbe essere visto dagli educatori come un chiaro segnale d'allarme. Per gli organi respiratori e il sistema cardiovascolare il fumo di cannabis è spesso più dannoso del fumo di tabacco perché viene inalato più profondamente. La dose e così anche l'effetto sono difficilmente quantificabili perché il contenuto di THC può variare fortemente. Dosi alte possono provocare attacchi di panico o stati d'ansia. La memoria e la capacità di reazione sono ridotte dal consumo di cannabis. Guidare dei mezzi o manovrare delle macchine sotto influsso della cannabis è pericoloso. La cannabis è illegale in Svizzera e il consumo ha conseguenze penali anche per i giovani (tra l'altro contravvenzioni). Il consumo regolare di cannabis provoca una diminuzione della capacità di concentrazione, di attenzione e di apprendimento e alla lunga può portare a dipendenza psichica. Nelle persone con problemi psichici o neurologici, il consumo di cannabis può portare a accentuare depressioni o altre malattie psichiche gravi.

Quando si può parlare di consumo problematico?

Il consumo problematico di cannabis tra giovani non si sviluppa da un giorno all'altro. Segni di un consumo problematico possono essere:

• Improvviso forte calo del rendimento e frequenti assenze a scuola e sul posto di lavoro.
• Ritiro e chiusura in sé, improvviso cambio di amici.
• Svogliatezza e apatia e/o sbalzi di umore.
• Il fumo di cannabis diventa un elemento centrale nella vita, senza il quale non è più possibile rilassarsi, addormentarsi o lavorare.

Disposizioni di legge

La cannabis è una sostanza stupefacente illegale. La coltivazione, il commercio, il possesso e il consumo sono vietati. Tolleranza zero nella circolazione stradale: ritiro immediato della patente a tempo indeterminato per chi è colto a guidare sotto influsso di cannabis.

sabato 8 marzo 2014

Binge drinking


Il binge drinking è l'assunzione di 5 o più bevande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno breve. In questa definizione non è importante il tipo di sostanza che viene ingerita né l'eventuale dipendenza alcolica: lo scopo principale di queste "abbuffate alcoliche" è l'ubriacatura immediata nonché la perdita di controllo. Spesso si associa al compimento di un reato, a volte è assunto come moda giovanile. L'esatta consistenza dell'intossicazione, comunque, varia da paese a paese. Il punto critico può essere raggiunto dopo molte ore o anche diversi giorni di assunzione. A causa degli effetti a lungo termine, il binge drinking è considerato uno dei più grandi problemi di salute al giorno d'oggi.
Le motivazioni che spingono i giovani ad avvicinarsi all'alcol sono: i ragazzi per uniformarsi al gruppo e per provare sensazioni piacevoli; le ragazze per solitudine, per scappare dai problemi, per curarsi dalla depressione. 

Secondo una recente ricerca i giovani bevono perché:
  1. è divertente (36%)
  2. disinibisce (25%)
  3. rende felici (25%)
  4. fa dimenticare i problemi (14%)
Altri motivi comprendono la socializzazione, la suggestione e l'erotismo.
I "binge drinker" bevono maggiormente cocktail, birra e vino mentre in misura minore i liquori. Sono attenti alla moda dell'"happy hour" proposta dai pub in stile inglese, dove in ore pomeridiane viene venduta birra a prezzi inferiori rispetto alla sera.
I fattori di rischio per gli etilisti critici includono:
  1. status sociale inferiore
  2. molte disponibilità economiche
  3. suggestionabilità
  4. pessimo self-control
  5. delinquenza minorile
  6. disturbi della condotta
  7. problemi emotivi
  8. bevute di gruppo
  9. problemi in famiglia
  10. altri fattori ambientali che possono indurre al consumo critico di alcol (es. criminalità organizzata, sistema penale inefficiente, ecc.)
Il binge drinking è spesso associato con ridotte relazioni amicali, incidenti, vandalismo, violenza, dispersione scolastica e altri problemi sociali. Anche sotteso con un rischio crescente di attività sessuale non protetta, sono le gravidanze indesiderate ed il rischio di contrarre l'infezione HIV. Il 10% di donne ed il 19% di uomini ha registrato un tentativo di aggressione sotto effetto di alcolici. I maschi che bevono più di 35 superalcolici a settimana dichiarano di aver subito violenze fisiche mentre il 15% ammettono di aver aggredito a loro volta. Circa il 16% di etilisti critici dichiarano di bere per motivi erotici e l'8% dichiara di averlo fatto per un anno. Il binge drinking può causare diversi danni sull'organismo come alterazione della omeostasivariazione circadiana, aritmia cardiaca, ischemia, variazioni nella pressione del sangue, scompensi delle piastrine, menomazioni ormonali nonché effetti perversi sul feto se gravide e danni al cervello. Ibinge drinking è anche associato al ciclo mestruale femminile. Chetoacidosi può intervenire sia in chi abusa di alcol sia nei bevitori critici.