giovedì 30 gennaio 2014

LA PRECARIETA' DELLA VITA UMANA NELLA POESIA: UNGARETTI

Ungaretti e la precarietà della vita umana
Dal sito:
http://www.patrialetteratura.com/ungaretti-e-la-precarieta-della-vita-umana/

Arruolatosi volontario nella Prima Guerra Mondiale, in quella che si pensava essere una guerra lampo, Ungaretti sperimentò subito sulla propria pelle l’amarezza, il senso della precarietà umana e un vero e proprio spossamento materiale e spirituale. La vita in trincea provocò in lui un disperato attaccamento alla vita e, perennemente a contatto con la morte, un senso di solidarietà umana e fratellanza sempre crescenti.
Nella poesia ungarettiana, alla consapevolezza del dolore e alla caducità della vita si oppose il perpetuo sforzo di reagire alla sconfitta: se la vita è un eterno naufragio, l’uomo riprende continuamente il suo viaggio, procedendo in un continuo alternarsi di morte e vita, di naufragio e allegria.

Fra le poesie che meglio esemplificano questa tematica, annoveriamo Sereno (La Serénité de ce soir), Soldati e “Vie” da un lato, “Hiver” e “Prélude dall’altro.
SERENO Bosco di Courton, luglio 1918
Dopo tanta
Nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
Il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera
Presa in un giro
immortale.

1 commento:

  1. Maestria del poeta: nei cinque asciuttissimi versi finali c'è tutta l'essenza della condizione umana!

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