Dal sito:
http://www.patrialetteratura.com/ungaretti-e-la-precarieta-della-vita-umana/
Arruolatosi volontario nella Prima Guerra Mondiale, in quella che si pensava essere una guerra lampo, Ungaretti sperimentò subito sulla propria pelle l’amarezza, il senso della precarietà umana e un vero e proprio spossamento materiale e spirituale. La vita in trincea provocò in lui un disperato attaccamento alla vita e, perennemente a contatto con la morte, un senso di solidarietà umana e fratellanza sempre crescenti.
Nella poesia ungarettiana, alla consapevolezza del dolore e alla caducità della vita si oppose il perpetuo sforzo di reagire alla sconfitta: se la vita è un eterno naufragio, l’uomo riprende continuamente il suo viaggio, procedendo in un continuo alternarsi di morte e vita, di naufragio e allegria.
Fra le poesie che meglio esemplificano questa tematica, annoveriamo Sereno (La Serénité de ce soir), Soldati e “Vie” da un lato, “Hiver” e “Prélude” dall’altro.
Fra le poesie che meglio esemplificano questa tematica, annoveriamo Sereno (La Serénité de ce soir), Soldati e “Vie” da un lato, “Hiver” e “Prélude” dall’altro.
SERENO Bosco di Courton, luglio 1918
Dopo tanta
Nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
Il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo
Il fresco
che mi lascia
il colore
del cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera
immagine
passeggera
Presa in un giro
immortale.
immortale.
Maestria del poeta: nei cinque asciuttissimi versi finali c'è tutta l'essenza della condizione umana!
RispondiElimina