giovedì 30 gennaio 2014

Il senso di precarietà della vita nell'arte del passato: la Vanitas

Tanti sono stati e sono  i modi per esprimere la caducità della vita in campo artistico, tra questi ricordiamo la "Vanitas". Il nome deriva dalla frase biblica "Vanitas vanitatum omnia vanitas" che significa "vanità delle vanità: tutto è vanità", ciò fa da ammonimento all'effimera condizione dell'esistenza umana. 
Questo genere pittorico ha avuto il suo massimo sviluppo nel Seicento, soprattutto in Olanda, strettamente correlato al senso di precarietà che investì il continente europeo in seguito alla guerra dei trent'anni e al dilagare delle epidemie di peste.
La Vanitas in pittura è una natura morta caratterizzata da elementi quali:
Natura morta con teschioPhilippe de Champaigne1671- wikipedia
  • il teschio, la candela spenta o il silenzio degli strumenti musicali, in quanto simboli di morte;
  • la clessidra o l'orologio rappresentano il passare del tempo;
  • le bolle di sapone, simbolo di transitorietà della vita e dei beni terreni;
  • un fiore spezzato, come un tulipano o una rosa, simbolo della vita che come quel fiore prima o poi appassirà.
Questa riflessione sulla triste condizione dell'uomo ha da sempre spaventato i nostri avi e purtroppo anche l'uomo moderno è tormentato da queste paure ancestrali che da sempre hanno alimentato un grande senso di precarietà.

1 commento:

  1. Grazie, Giuseppe, di questo bel contributo che ci ricorda che il senso di precarietà prima che da tutto il resto deriva dalla caducità della vita. Solo che oggi, i tradizionali riferimenti dell'uomo per cercare di alleviarlo, come le formazioni sociali, le religioni, i partiti, ecc. sembrano essere diventati più incerti e labili, fluttuanti. Da qui la necessità di trovare nuove sponde o di imparare a convivere con l'incertezza cercando magari di trarne vantaggio...

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.