Il risveglio e la crescita.
Romeo Lucioni – Leticia Lucioni – Lorena Riva
Umberto Galimberti, nel capitolo 12° di “L’ospite inquietante”, dal titolo: “Il segreto della giovinezza. Per un risveglio della simbolica giovanile.”, parla di “segreto della giovinezza” cercando di riconoscere e di specificare la “mappa” che caratterizza i loro comportamenti. Questo lavoro è particolarmente interessante ed importante e vale la pena approfondirlo aggiungendo osservazioni che sorgono dalle nostre esperienze psicoterapeutiche e formative.
Nel “segreto” troviamo:
1) Espansività – presuppone la percezione di un senso di sé in evoluzione, in crescita, dominato da una spinta a sviluppare le proprie potenzialità. I giovani tendono a rifiutare una analisi razionale delle reali capacità potenziali, proprio perché la “cultura dominante del loro mondo” porta d utilizzare maggiormente qualità istintive e, soprattutto, una specie di “furbizia” che, per altro lato, li porta anche a valorizzare quei modelli elaborati e razionali che sono prevalenti negli adulti e nei genitori. Nell’ambito della espansività possiamo trovare:
- potenza che si esprime come capacità, a volte anche temeraria, di affrontare il mondo, la realtà, le difficoltà e la complessità, questo vissuto intimo (inconscio o intrapsichico) non trova un supporto logico che lo possa spiegare, ma è quella “sensazione”, quella “intuizione” che sostiene e potenzia il senso di sé e l’auto-valorizzazione. Questa, nel bambino piccolo, è sostenuta dal “narcisismo primario”, ma, nell’adolescenza (dopo lo sviluppo del Senso di realtà”) è più complesso e, soprattutto, supportato dalla funzione “Nome del Padre”.
- pienezza – si riferisce ad un senso di “completezza”, come se si potesse percepire l’aver raggiunto il massimo delle potenzialità individuali che, sulla base genetica, si incrementano con l’esperienza e, soprattutto, con le dinamiche relazionali sviluppate nell’ambito familiare, gruppale e sociale.
- accelerazione della vita – che segue “l’immaginario” in una spinta continua alla crescita, alla programmazione di un futuro possibile che, molto spesso, si realizza sulla base esperienziale e, soprattutto, delle dinamiche che integrano le “relazioni significative” che vengono create nell’ambito del proprio mondo, del “contorno relazionale”.
2) Adesione – si riferisce al mondo timologico (degli affetti e dei valori) nel quale il rapporto con l’Altro significa “verità” e, da questa, il raggiungimento di un equilibrio personale, fondato sulla sicurezza; il bisogno di adesione viene percepito intuitivamente dal bambino nella sua relazione con la “madre immaginaria” in un meccanismo per il quale : “…basta uno sguardo, anche di sfuggita, per avere la sicurezza che lei ha capito tutto e si è stabilito un “vincolo” (adesività) che è sostegno, certezza, possibilità di crescere. Nell’ambito della adesione possiamo riconoscere:
- coralità giovanile – Galimberti ricorda le parole della canzone dei Beatles:
“Io sono lui, come tu sei lui, come tu sei me e noi siamo tutti insieme”.
Il senso di appartenenza ad un gruppo è fondamentale per un adolescente che così trova la propria sicurezza e la possibilità di accettare le propria crescita, la propria “soggettivazione” senza dover subire sensazioni di angoscia legata al paradigma simbolico crescita-cambiamento-distruttività (… che rispecchia i cambiamenti profondi che si verificano nel “corpo”).
Nella coralità del gruppo il soggetto sperimenta il senso di appartenenza e la possibilità di “nascere insieme”, di essere “in” ancor prima di essere nel mondo.
- Riconoscimento dell’Altro ed auto-riconoscimento che rispecchia il passaggio dall’Io al Sé, al Noi, in una progressione per la quale si stabilisce quella integrazione che è intesa e moltiplicazione soggettiva nel rispetto reciproco, nel riconoscimento del valore di ognuno e di tutti, nelle dinamiche di una interdipendenza che è anche solidarietà e sussidiarietà.
- Assenza – che Galimberti vede non come "mancanza”, ma come “tensione esplorativa, dinamica, immaginativa, fantastica”. Ed anche, seguendo Musil, la sensazione per la quale il reale non esaurisce tutto il possibile proprio perché è “l’immaginario” (che nasce dalla dimensione timologica che parte dall’inconscio e dal bisogno intuitivo di essere) che cavalca le espressioni intuitive del sogno verso la creazione del mondo interno, dell'accarezzamento soggettivo sostenuto da una forte auto-soddisfazione.
3) Passione – rappresenta la voglia di vivere, l’inesauribile spinta dell’essere verso la crescita, il divenire, il cambiare. Per Breton – “il vento dell’eventuale”; per Sartre – “… il mare che è sempre qualcosa che ricomincia”; per Thomas Mann (Tonio Kröger) i mille modi di esistere; per la metapsicologia – le mille identificazioni che creano “soggettivazione”; per Osho – la creatività, la nuova visione, la trasformazione, il completamento.
4) il gioco – che è l’espressione delle dinamiche che spingono a cercare nuove verità, a sperimentare soluzioni alternative, a creare nuove realtà. Gioco come mezzo per rompere la monotonia del quotidiano e l’immergersi nell’immaginario che non è fuga nell’utopia, ma ricerca di sé nello spazio-tempo e, quindi, poter vedere l’immagine di sé proiettata nel mondo del domani, del Sé che vive per essere, per divenire, per cambiare e per … fare cambiare. Gioco non è l’illusione del sogno, ma vivere nel sogno le espressioni molteplici delle proprie potenzialità.
Timologia è anche “pensare con il cuore” e quindi amare nel Sé le proprie prospettive molteplici di quel “ribelle che è in noi” e che porta a “… rendere possibile l’impossibile”, a “… scardinare la mediocrità della vita di tutti i giorni ed andare a far volare l’aquilone nel prato” (Brizzi).
5) il viaggio – Il pensiero è una delle forze dell’essere su cui si struttura il “destino” che è una “metafora” che si manifesta come “il viaggio di Ulisse” alla ricerca della propria “verità” che si manifesta come prove, ritualizzazioni, ricerche e, in fondo, “rigenerazione”. Il viaggio si esaurisce nel ritorno e, quindi, nell’esame delle trasformazioni indotte, che desumono una specie di transustanziazione che è “sacralizzazione della vita” così come dice Dante: “… considerate la vostra semenza: fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Parole che danno un senso di trascendenza che è raggiungere la completezza ed il “sogno dell’onnipotenza creative”.
6) la sfida – rappresenta la metafora di quel “progetto” che dà senso al cammino ed alla ricerca, che è “poetica della vita”, espressione di quel percorso che transita le aure del canto, del rinnovamento, dello slancio, della volontà, del desiderio, della fantasia. In ogni sfida giovanile, dice Galimberti, c’è sempre un punto ulteriore, una sorta di escursionismo simbolico, di desiderio di annaspare per la conquista di qualcosa di diverso”, … la scoperta delle proprie capacità di andare oltre e dimostrare al padre che non tutto si esaurisce in lui, nelle sue linee tracciate non per porre limiti, ma anzi per essere … il limite da superare.
7) Trasformazione – Nei tarocchi di Osho i suoi simboli sono:
- la spada che spezza l’illusione;
- il serpente che si rinnova uscendo dalla propria pelle;
- la catena spezzata delle illusioni;
- il simbolo Yin/Yan della dualità trascesa;
- la mano posata in grembo, aperta e ricettiva;
- l’altra protesa verso il basso a toccare la bocca di un volto addormentato, simbolo del silenzio che accompagna il sonno.
Trasformazione è dunque il punto d’arrivo nel quale, dopo le mille esperienze del fare, sorge l’illuminazione. Giunge, come la morte, a tempo debito, per portarci in un’altra dimensione nella quale si arriva non con lo studio o con la scienza, ma con l’immergersi nella dimensione del credere, che non è “fede”, ma lasciarsi scivolare nella pura “esistenza di sé”, nell’alchimia dell’ascolto senza preoccuparci di scoprire o di possedere la verità, ma semplicemente di ascoltare tutte le vibrazioni che nascono dal proprio corpo, dalle emozioni, dagli affetti, dalle conoscenze ed anche dalle intuizioni che accompagnano nella veglia e nel sonno, sin dai primi momenti della vita.
8) Riappropriazione – significa immergersi nel proprio inconscio per far sorgere le esperienze, riviverle in una forma catartica e creativa, utile e necessaria per ripristinare il senso di essere se stessi. Questo vissuto non nasce dalla parola o da un ragionamento, ma da una “rappresentazione intima” che riguarda:
- senso di valere come persona e come soggetto;
- senso di poter decidere e di porsi nel luogo appropriato;
- senso di appartenenza al proprio mondo fatto di legami affettivi, di valori e di tradizioni;
- senso di auto-soddisfazione;
- senso di funzionare mentalmente in modo autonomo ed adeguato.
Tutto questo porta ad accettarsi e, soprattutto, a perdonarsi tutte quelle esperienze o sfumature comportamentali che avevano indotto sensi di colpa o impressioni di non essere in grado, di non essere adeguati.
9) Ricostruzione – rispecchia il raggiungimento di una piena consapevolezza di sé che porta a ricomporre le dinamiche che individualizzano, rendono soggetto, creano quel valore che Lacan ha chiamato “Io-Ideale”, capace di affrontare le valenze impositive del Super-Io (soprattutto quelle arcaiche denominate “Ideale del Super-Io”). La ricostruzione ha in sé un senso di superamento dei tanti fallimenti sperimentati dall’Io (adattivo e dipendente) nel suo “trasformarsi” in Sé, autonomo e creativo. Ricostruzione presuppone un “mutamento finalizzato” che porta al “completamento” che Osho vede come “l’ultimo pezzo del puzzle” che va a collocarsi in corrispondenza del “terzo occhio”, luogo della “percezione interiore” che equivale a scoprire il vero senso della propria natura, del proprio destino, della meta che caratterizza ogni scelta e che va, prima di tutto, compresa.
Osho sottolinea che non si tratta di comprendere intellettivamente, in maniera empirica o scientifica, ma trasformando il proprio vissuto interiore in verità ed in esperienza personale creativa. In altre parole, è necessario abbandonare le parti empiriche della conoscenza che riguardano una “mente binaria”, per utilizzare quella “mente analogica” che permette una acquisizione consapevole dell’esperienza, che Ramtha definisce come conoscenza reale, saggezza e verità.
10) rivelazione di Sé a Sé – che per Galimberti rappresenta l’ultima costellazione del mito della giovinezza. Dopo l’irruenza espansiva, il vagabondare dell’assenza, la passione che trasforma, non resta ai giovani che sentire nel proprio cuore per “svelarsi a se stessi”.
La lucidità di Galimberti lo porta a definire che l’età dell’adolescenza non è una età di transito perché il futuro è già ben definito nel presente, anche se la cultura razionale e realistica dei vecchi non riesce a vederlo, a comprenderlo e a parteciparlo. Manca loro quella vivacità e quella predisposizione affettiva che sono necessarie per poter avvicinarsi a quel presente giovanile che è già futuro nella dimensione con cui è tracciato, delimitato, strutturato. L’esperienza significativa del 1° Congresso telematico multidisciplinare sulla
“Adolescenza nella Società Complessa” (che è terminato il 15 giugno scorso) dopo otto mesi di lavoro ed una notevole partecipazione nei diversi campi di ricerca e di studio, ha portato a puntualizzare l’interesse dei giovani ad affrontare le loro problematiche esistenziali che però riflettono le difficoltà di una società e di una cultura in crisi. A volte si è vissuta la sensazione che molte difficoltà dei giovani siano il riflesso delle difficoltà dei genitori, dei docenti ed anche dei terapeuti ad avvicinarsi a problematiche che risultano per loro misteriose ed indecifrabili, proprio perché hanno perso il metro, la chiave di lettura per avvicinarsi ai cambiamenti profondi che sono stati indotti anche nelle concezioni più radicate. Il Congresso ha permesso di valutare a 360 gradi l’influenza determinante che le scienze affettive stanno portando in tutte le espressioni del sapere, del conoscere, delle neuroscienze e delle scienze educative. Le dinamiche indotte dalla concezione triadica della mente (emotiva-affettiva-cognitiva) nella psicologia, nella pedagogia, nell’organizzazione clinico-terapeutica si stanno delineando come il cammino nuovo e capace di rinnovare la cultura e la società, anche perché si stanno avvicinando sempre più a quel “segreto della giovinezza” che Galimberti ha indicato come fondamento per il risveglio e per la crescita, che non sono solo appannaggio dei giovani, perché devono essere assunti da tutta la società che, nella sua spinta verso il rinnovamento nella globalizzazione, sta cominciando a vederli come modello per un “nuovo rinascimento“ capace di trovare le linee guida per controllare i fondamenti della modernità innovatrice nella complessità e nella casualità.
Grazie Nicole di aver rintracciato questa bella lettura del nostro tema!
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